Collezione Di Brazzà, audizione in tribunale

Il giudice ha convocato il soprintendente che dovrà esprimersi sull’indivisibilità delle opere.

UDINE. Discordia sulla collezione di Brazzà: dopo l’avvio della vertenza che contrappone gli eredi Pirzio Biroli sul destino del patrimonio dei beni, già proprietà di Detalmo Pirzio Biroli, sarà la Soprintendenza ad avere un ruolo chiave nella vicenda che, ieri, è approdata in tribunale. Dinanzi al giudice Gianfranco Pellizzoni sono state illustrate le tesi di Corrado Pirzio Biroli – assistito dall’avvocato Giuliano Gabrielli – e del fratello Roberto – seguito dall’avvocato Franco Giunchi – e presentati i rispettivi accordi di mediazione che saranno discussi nella prossima udienza.

In quel contesto, il 13 ottobre, è prevista l’audizione del soprintendente ad interim Luca Caburlotto, chiamato a esprimersi sull’opportunità di garantire (come già anticipato in una comunicazione di preavviso del procedimento di vincolo dallo stesso Caburlotto) «l’integrità del patrimonio mobiliare ovvero le raccolte librarie, le collezioni di valore etnoantropologico, le statue di provenienza africana e i mobili, indivisibilmente tra di loro e dal contesto in quanto presenti nella biblioteca storica di Detalmo Pirzio Biroli, ricca di documenti di ricerca inediti sui paesi in via di sviluppo, nati dalle scoperte di Pietro di Brazzà e nelle stanze già appartenute e abitate dalla baronessa Fey von Hassel».

L’architetto Roberto Pirzio Biroli attraverso il suo legale ha ottenuto il sequestro giudiziario dei beni conservati nella villa Savorgnan di Brazzà, a Brazzacco. Un tanto per fermare l’esodo di acquerelli, incisioni e statue transitati dalla villa all’erigendo “Spazio Brazzà” realizzato da Corrado Pirzio Biroli che comprende il museo storico “Pietro di Brazzà Savorgnan” e il museo artistico “Stepan Zavrel” che venerdì 30 aprirà i battenti.

«Viviamo in un periodo di pericolosa cancellazione di memorie storiche - ha commentato l’architetto –, queste personalità dell’Italia e del Friuli hanno lasciato testimonianze dell’epoca della loro vita e dei loro avi, non è possibile disaggregarle togliendole dai luoghi in cui si sono formate».

Una posizione condivisa dal pittore Giorgio Celiberti, legato da profondo affetto a quei beni e alle vicende ad essi legati. «Ho frequentato a lungo quei luoghi intrisi di un’atmosfera magica a villa di Brazzà, in quanto legato da vincolo di amicizia con la famiglia Pirzio Biroli – ha detto – non posso pensare e trovo assurda anche solo l’idea di poter trasferire quei beni e separarli dai luoghi in cui con sensibilità e amore sono stati raccolti e custoditi e con i quali costituiscono ormai un patrimonio unico e indivisibile».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto