Coltivarono canapa “buona” vicino casa, fratelli assolti

TRICESIMO. Assolti «perchè il fatto non costituisce reato». L’epilogo della disavventura giudiziaria in cui erano incappati i fratelli Liam e Patrick Kieran Clauti, di 21 e 20 anni, di Tricesimo, per avere coltivato canapa sativa in un fondo vicino casa, in località Ara Grande, è suonato ieri mattina, con la lettura della sentenza emessa dal gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, al termine del processo celebrato con rito abbreviato.
Nel ribadire la tesi accusatoria dell’illecita coltivazione di essenze contenenti i principi attivi della cannabis, ritenendo non dimostrato l’uso alimentare contemplato dalla legge - la 242/2016 relativa alle “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” -, il pm Marco Panzeri aveva chiesto la condanna degli imputati a quattro mesi di reclusione l’uno (sospesa con la condizionale). Il difensore, avvocato Federico Plaino, aveva invece insistito per l’assoluzione piena, evidenziando in particolare come le analisi di laboratorio effettuate sui campioni delle piante poste sotto sequestro avessero confermato trattarsi di canapa da fibra e non da droga.
La decisione festeggiata ieri dai fratelli Clauti è arrivata proprio nel giorno in cui il ministero dell’Agricoltura, attraverso una circolare, precisava le regole della legge che, dal gennaio 2017, liberalizza la produzione e la vendita della marijuana light. Anche nel caso dei coltivatori friulani, cui la Squadra mobile di Udine nel settembre 2017 aveva sequestrato circa 200 piante, per un peso totale di 140 chilogrammi, i dati rispondono ai parametri di legge. Era stato il tossicologo forense Gabriele Furlan, in qualità di consulente della difesa, a certificare un valore bassissimo di Thc, il tetraidrocannabinolo che connota la marijuana “cattiva” (qui pari allo 0.08 per cento, a fronte di una soglia fissata allo 0,2 per cento), e un tenore elevato di Cbd, il cannabidiolo presente invece nella Carmagnola selezionata, la canapa legale e sempre più in voga per usi alimentari e industriali.
Due gli argomenti portati in processo dall’avvocato Plaino. Inanzitutto, il contesto normativo che consente, appunto, il tipo di coltivazione contestata ai suoi assistiti. E, a seguire, la presenza di un principio attivo Thc talmente infimo, da confinarne l’uso a finalità prettamente terapeutiche. Il giudice si è dato novanta giorni di tempo per il deposito delle motivazioni.
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