Come gli appassionati di radio salvarono molte vittime del terremoto in Friuli

Un documento dell'allora presidente Comelli rende omaggio al lavoro svolto dalla rete dei «citizen band», gli appasionati di ricetrasmettitori. Furono fondamentali nel prestare servizio di radiosoccorso, arrivando prima di altri canali

UDINE. Un grazie da parte di tutti i friulani da parte del presidente della Regione, Antonio Comelli, ai radioamatori Cb per i soccorsi dati durante il terremoto. Il documento, datato 1976, è un po’ ingiallito ma la «vivissima gratitudine» espressa è ancora viva.

«Questa immane catastrofe ha distrutto tante case - si legge - e tanti cari affetti e ha inflitto alle popolazioni del Friuli una profonda ferita materiale e morale che ha potuto, anche con il vostro intervento, essere curata in modo sollecito, portando un sostegno spirituale di immensa validità».

Si tratta del sostegno dato dalla rete di Cb (banda cittadina dall'inglese “citizen band” cioè persone accomunate dalla passione per i ricetrasmettitori). Ci racconta la loro storia Ermanno Bazan, alias Cb “Samil”, all’epoca dodicenne, ma insieme con il padre e il fratello in prima linea nel servizio di radiosoccorso nei vari campi e tendopoli di Trasaghis, Osoppo, Gemona, Buja.

Suo padre, Gualtiero Bazan, alias il Cb “Scavessa”, era il coordinatore e con suo figlio Ezio furono i primi a dare l'allarme dell'incidente che coinvolse il comandante Ronald George McBride.

«Nei primi momenti dopo la scossa ci ritrovammo tutti nel parcheggio delle ambulanze vicino all’ospedale civile - racconta Ermanno - ero il più piccolo di una ventina di civili tutti legati dalla passione per la radio, ci eravamo sentiti tramite i trasmettitori, avevamo come ponte radio il monte Bernadia».

Con le radioline, Ermanno e suoi compagni riuscirono a chiamare i soccorsi in diverse occasioni per far passare attraverso l’etere tutto quello che serviva. Il trasmettitore sempre acceso in macchina e una ventina di punti “base” e si riuscì a creare una rete capillare composta da circa 150 persone.

«Salvammo la vita a molti feriti - ricorda - a Magnano in Riviera, al Morena, era caduto tutto e il proprietario chiese aiuto tramite radio e così lo rintracciammo».

Le basi erano collegate con il centro operativo di Udine dal quale partivano materiali di prima necessità, vestiti, alimenti, medicinali. «C’era una roulotte all’esterno come supporto medico - continua - vennero in soccorso tanti gruppi di Cb: da Trento, dal Veneto e dall'Emilia. La radio, come sempre, ci aveva uniti».

 

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