Commercio no-stop anche a Pasquetta
PORDENONE. Non c’è Pasqua che tenga: shopping al cioccolato non-stop, oggi, a Pordenone e bis nel lunedì dell’Angelo nel temporary-store in viale Marconi. Quello che sfida le diete caloriche e quelle commerciali. A Pordenone ha rilanciato il boom dell’uovo e la corsa all’acquisto nel pop-up store, non si ferma. Carla Pezzutti invita alla dolcezza. «Aperti per offrire il piacere del palato – ha spiegato la filosofia del marketing temporaneo -. Anche a Pasqua 2012 i pordenonesi ci hanno molto apprezzato».
Modelli di consumo ad alta velocità, come insegna il mercato made in Usa. Uova, galline, colombe, ovetti zuccherati e palloni al cioccolato con il gagliardetto della squadra del cuore. Ticket per tutte le tasche, nel pop-up store, che ha le ore contate. «E’ una risposta del mercato alla crisi – ha indicato i prezzi da 2 euro a 165 euro l’imprenditrice -. Risparmio e creazione di un evento, sono le leve del successo, anche per Pasqua».
Fermi i carrelli fino a domani, invece, nella grande distribuzione. Commessi di corveè nel lunedì dell’Angelo nel supermarket Pam in Corso Garibaldi: per coprire i flussi alti dei carrelli pieni. «Si prevede il boom dello shopping alimentare in città – dicono al telefono gli shopper del Pam -. Anche nei centri commerciale Bennet, a Sacile, Emisfero a Fiume Veneto».
Carrelli fermi nel centro Meduna che allunga la sosta con Pasquetta. Un anno fa, erano stati mille 100 gli scontrini battuti con la fila in cassa a fine giornata nel Pam, tanto per scansare la noia della gita fuori porta sotto la coltre grigia del tempo incerto e riempire la dispensa.
«Le abbuffate di Pasqua aumenteranno il numero delle borse piene nei centri commerciali – prevedono nel Bennet a microfoni spente le commesse -. Non si lavora volentieri. Ma rinunciare, sarebbe autolesionismo con i chiari di luna sull’occupazione a rischio».
Il lavoro a Pasquetta, anticipa i turni del Primo maggio (dove si registreranno alcune aperture) e Ferragosto: da anni è un tiro alla fune con i sindacati di categoria, poi le serrande si alzano. In busta paga, la rinuncia al riposo vale il 30 per cento di salario aggiunto alla festività, tanto per chiarire i numeri. «Una miseria – tuona da anni contro Daniela Duz del settore commercio Cgil -. Commesse sfruttate».
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