Compravendite in nero, assolti due mediatori
PORDENONE. Due intermediatori immobiliari di Pordenone sono stati assolti dall’accusa di truffa, ovvero di avere, tramite procura, “gonfiato” i prezzi di acquisto di abitazioni. Viceversa, rischiano seri guai cinque venditori di immobili che avrebbero negato, quali testimoni, di avere incassato parte dei soldi in nero.
E’ l’esito del processo conclusosi ieri davanti al giudice monocratico del tribunale di Pordenone Monica Biasutti. Gli imputati erano Salvatore Soricaro, 37 anni, e Giovanna Bruno, stessa età, residenti in città, accusati di concorso in truffa quali operatori dell’agenzia immobiliare Studio Domino di viale della Libertà. Sono stati assolti con formula piena.
Il capo di imputazione asseriva che Soricaro e Bruno avrebbero indotto 18 cittadini africani (ma la posizione di 13 era stata poi caduta in prescrizione) ad acquistare immobili destinati ad abitazione, facendosi affidare delle procure speciali dagli acquirenti con le quali avrebbero avuto la possibilità di contrattare il prezzo e stipulare il mutuo per un importo sempre superiore al prezzo dell’immobile e alle spese notarili.
Tramite delega, ancora l’accusa, si facevano consegnare le somme dei mutui da una banca, che in parte destinavano al pagamento della casa e in parte trattenevano per se, a insaputa degli acquirenti. Le cinque transazioni contestate avrebbero prodotto un beneficio rispettivamente di 51 mila, 25 mila, 16 mila 600, 21 mila e 15 mila euro a favore degli imputati.
L’indagine era nata sulla base della denuncia di un cittadino africano che aveva stipulato il contratto di acquisto della casa a un prezzo minore rispetto al mutuo erogato dalla banca. Venne ipotizzata la truffa. Nel frattempo le denunce aumentarono. Si profilò quindi l’ipotesi di reato di usura del mediatore con conseguente sequestro degli immobili e dei beni degli indagati. Il Riesame annullò la misura, sostenendo che tale reato non sussisteva in quanto non c’era l’accordo sull’importo della transazione. Una parte offesa a quel punto avanzò istanza, accolta, di sequestro conservativo dei beni degli imputati a garanzia del risarcimento.
Il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a due anni e mille euro di multa sia di Soricaro sia di Bruno. L’avvocato Giovanni Melideo aveva chiesto l’assoluzione: «Mancano i raggiri, le prove, il danno e l’ingiusto profitto. Era il periodo dei pagamenti in nero, molti facevano così, tanto che nel 2006 venne approvato il decreto Bersani, che impediva tali transazioni».
Il giudice ha assolto i due imputati e revocato il sequestro dei loro beni. Ha altresì inviato gli atti alla procura perché valuti la eventuale falsa testimonianza di cinque venditori in quanto avrebbero negato di avere incassato soldi in nero.
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