Comuni friulanofoni: nasce il “parlamento”, ma c’è chi lo snobba

In 57 hanno aderito all’organismo previsto dalla legge. Tra le assenze Gemona, San Daniele e Pordenone

UDINE. Avranno presto il loro “parlamento” i Comuni friulanofoni. Pronti, in 57, a dar vita all’assemblea di comunità linguistica prevista dalla legge di riforma degli enti locali. Con un’iniziativa nata dal basso, passata informalmente attraverso mail e contatti telefonici, i sindaci di Carlino e Mereto di Tomba, Diego Navarria e Massimo Moretuzzo, sono riusciti nell’arco di pochi mesi a mettere insieme poco meno di 60 amministrazioni comunali, pronte a deliberare - in consiglio - l’adesione al nuovo organismo.

Il termine per salire sulla barca di Comuni “fondatori” era fissato al 31 maggio. Data entro la quale sui 172 Comuni riconosciuti dalle legge 482 come friulanofoni hanno risposto all’appello in circa un terzo. Un bel risultato considerata l’auto-convocazione. Un segno di come gli amministratori locali sentano l’urgenza di trovare un luogo in cui confrontarsi sul tema della cultura e della lingua friulana. Tutt’altro che superato come dimostrano i numeri dell’adesione che rimandano col pensiero all’effervescente discussione ripresa ormai da qualche mese attorno all’autonomismo.

Fronti che però sono del tutto indipendenti. L’assemblea non avrà alcuna velleità politica, «ma esclusive competenze su temi culturali e linguistici - precisa il sindaco Moretuzzo -. Sarà la sede in cui gli enti locali di ritroveranno a riflettere sul Friuli. Su cosa significa essere Friuli oggi».

La legge che istituisce le assemblee al capo IV affida infatti loro compiti di valorizzazione e salvaguardia “della coesione territoriale, sociale ed economica delle comunità linguistiche friulana, slovena e tedesca presenti sul territorio regionale”. Compiti di “promozione, indirizzo, progettazione, coordinamento e consultazione - si legge ancora nella norma - ai fini della tutela e della valorizzazione dell’identità linguistica e culturale delle comunità regionali”.

Chiusa la campagna delle adesioni, nel mese di giugno i consigli comunali approveranno la convenzione che istituisce l’assemblea e che sarà formalmente firmata dai sindaci nella prima seduta. Se una data precisa ancora non c’è, il luogo che ospiterà il debutto del nuovo organismo si può dire obbligato.

A Udine. Nel salone del Parlamento in castello. «Penso - ha annunciato Navarria - che l’assemblea potrà essere riunita entro i primi 15 giorni di luglio».

In tempi stretti quindi. Quantomeno per l’atto costitutivo. Poi vi sarà tempo per adesioni ulteriori. Per rimpolpare le fila dei Comuni che sederanno nel “parlamentino” e forse supplire (chissà) a qualche assenza vistosa. Come quella del Comune di Pordenone. Tra i 57 che hanno detto sì, ci sono infatti Udine e Gorizia, ma non il capoluogo della Destra Tagliamento. Non centri come San Daniele e Gemona del Friuli.

Ci sarà tempo per recuperare. Una volta istituita l’assemblea, i Comuni che decideranno di prendervi parte non dovranno infatti far altro che portare la convenzione in consiglio e poi firmare, in calce all’atto costitutivo, la propria adesione. Il proprio sì alla Piccola patria almeno dal punto di vista linguistico.

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