Comuni paralizzati, servono 100 milioni

L’appello dei sindaci alla Regione: il patto di stabilità blocca iniziative e attività, necessari altri finanziamenti
Palmanova 13 marzo 2013 Assemblea sindaci Auditorium San Marco. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Palmanova 13 marzo 2013 Assemblea sindaci Auditorium San Marco. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

PALMANOVA. Si è arrivati alla paralisi. Quella che impedisce ogni singolo comune di spendere anche solo un euro per la pur minima manutenzione. E quella che non consente alle amministrazioni di pagare le aziende pur avendo le risorse. Effetti di un Patto di stabilità che sta bloccando il presente e il futuro dell’economia friulana.

Effetti contro i quali l’Anci ora cerca di proporre nuove soluzioni. Lo ha fatto ieri durante l’assemblea regionale alla quale hanno preso parte oltre 120 sindaci insieme ai rappresentanti delle categorie e ai sindacati. Lo ha fatto chiedendo alla presidenza del Fvg di rivedere i criteri di assegnazione dei 90 milioni stanziati nella finanziaria 2013, e in seconda istanza, di aggiungere a questa cifra almeno altri 100.

«Fino adesso – ha detto il presidente Mario Pezzetta – a prevalere sono stati criteri di virtuosità astratta in base ai quali ad alcuni comuni venivano assegnati spazi di 3,8 milioni quando l’esigenza era di 600 mila mandando in fumo spazi che diventano inutilizzabili e escludendo invece da questa ripartizione una cinquantina di comuni. Per questo abbiamo parlato con l’assessore De Anna e con gli uffici per riscrivere la seconda parte dell'articolo 14 della Finanziaria regionale».

La proposta, dunque, è quella di mettere in sicurezza i comuni fino ai 6 mila abitanti «mentre per quelli medi e di grandi dimensioni – aggiunge il presidente del Cal Ettore Romoli – oltre a una parte dei 90 milioni già stanziati dalla Regione, e comunque insufficienti, si potranno usare anche altri strumenti come la certificazione del credito».

Suggerimenti che oggi verranno discussi nel tavolo tecnico - politico Anci - Regione. Il tempo, però, stringe. E i passi avanti che tutti si attendono per l’alleggerimento dei vincoli del Patto ora devono essere compiuti dai neo parlamentari friulani. È a loro che i primi cittadini e i rappresentanti di categoria si sono rivolti. «Stiamo per varcare la soglia del rischio sociale – ha proseguito Pezzetta – il nostro obiettivo è quello di pagare le imprese per i lavori fatti. La revisione del Patto spetta anche a loro».

In gioco, del resto, c'è il futuro di un’intera economia e, di conseguenza, della possibilità di creare nuovi posti di lavoro. Lo sanno bene i rappresentanti di categoria come il presidente di Confartigianato Fvg Graziano Tilatti e il “collega” dell’Ance Valerio Pontarolo. «In Fvg sono 44 mila i lavoratori dell’edilizia e 110 mila quelli dell’indotto – ha spiegato – e congelare i lavori pubblici significa mandare a casa tutta questa gente. Auspico che la presidenza della Regione faccia una sintesi definendo le azioni da intraprendere e rendere la burocrazia funzionale ai bisogni della gente del Fvg».

Una situazione, questa, che preoccupa. Soprattutto le imprese. Lo conferma anche Unioncamere Fvg, tramite il presidente Giovanni Da Pozzo, con i colleghi delle Cciaa provinciali Antonio Paoletti, Giovanni Pavan ed Emilio Sgarlata. Da parte di quest’ultimi è stato espresso l’impegno a «sollecitare l’attenzione delle istituzioni regionali e ad attivarci con il sistema dei Confidi, per verificare la possibilità di mettere in campo misure e garanzie che possano fare almeno da ponte, confidando che il nuovo Parlamento ponga mano in modo positivo alla normativa». «Dobbiamo impegnarci in fretta – conclude Da Pozzo – perché non si arrivi al blocco dei pagamenti alle imprese». Presente, ieri, all’assemblea anche la candidata alla presidenza del Pd Debora Serracchiani. Il suo impegno per cercare di risolvere la situazione l’ha indicato su twittwer. «Nei primi 100 giorni di presidenza – scrive – andrò personalmente a rinegoziare il Patto di stabilità con il governo».

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