Con lo smart working saltano pranzi e pausa caffè: i locali in via Sabbadini perdono metà degli incassi

Bar e ristoranti attorno agli uffici regionali in sofferenza

UDINE. La maggior parte dei dipendenti pubblici o dei professionisti lavora da casa e i locali pubblici sono in grande difficoltà. È la fotografia che l’emergenza Covid-19 sta restituendo in molte parti d’Italia, e Udine non è un’eccezione. È sufficiente fare un giro nelle vie che circondano la sede della Regione, in via Sabbadini, in via Volturno, in via Valussi, per rendersi conto della situazione. Molti bar hanno già chiuso e quelli che ancora sono aperti lamentano un calo di lavoro pari o superiore al 50 per cento.

CORONAVIRUS, PER APPROFONDIRE:

Il lockdown ha avuto come conseguenza quella di far preferire lo smart working alla presenza fisica in ufficio, e così sono venuti a mancare i pranzi, le pause caffè e gli aperitivi dopo il lavoro. Il primo a pagare il conto è stato il locale interno alla Regione, il “Kà Tor”, chiuso senza informazioni certe sulla sua riapertura. Un bar che qualche mese fa, all’inizio di maggio, era finito nella polemica a causa della leggerezza di alcuni consiglieri e assistenti regionali i quali, nonostante le restrizioni anti Covid, si erano intrattenuti ai tavoli esterni per pranzare come se nulla fosse.

Anche per i locali che gravitano attorno a via Sabbadini la situazione non è florida. In via Volturno, ad esempio, ha chiuso i battenti il bar “Allo Stacco”. Un abbassamento delle serrande definitivo, visto che gli spazi commerciali sono stati messi in vendita, come raccontano i cartelli affissi sulla vetrina. A pochi passi c’è il bar ai Commercianti. Qui qualche avventore c’è, ma dei dipendenti regionali nemmeno l’ombra. «Il calo di lavoro è stato almeno del 50 per cento», assicura il titolare dell’attività, Francesco Zorzenone.

Appello della Regione ai dipendenti: «I bar chiudono, rientrate in ufficio»
Udine 13 Ottobre 2020. Sede Regione via Sabbadini. © Foto Petrussi


Per comprendere l’entità del fenomeno smart working in Regione Fvg, basti pensare che nei mesi del lockdown i dipendenti rimasti a casa sono stati 2.992, con solo 699 persone in presenza. Numeri che riguardano tutto il Fvg, con la sede di Udine che, in proporzione, ha visto impegnati nel lavoro agile quasi 400 dipendenti sui 500 totali. Un’assenza pesante per chi era abituato a fare un incasso importante non solo con i caffè ma anche con i pranzi.

«Prima ci accusavano di essere troppo fuori per la pausa caffè – racconta un dipendente che incontriamo a pochi passi da via Sabbadini – oggi è il contrario: rimpiangono quei momenti di pausa dal lavoro». Il problema è che visto il perdurare dell’emergenza, e l’aumento dei casi di Covid-19, si va verso un incremento del personale in smart working. La conferma arriva dall’assessore regionale alla funzione pubblica, Pierpaolo Roberti: «Negli ultimi mesi eravamo arrivati al 65 per cento del personale in presenza, nella varie sede regionali – spiega –. Con oggi cominciamo a reinvertire la rotta». Parole che non rappresentano una sorpresa al caffè Valussi: «Purtroppo il calo di clienti è stato drastico, e di “regionali” se ne vedono pochi – ammette una delle banconiere –. Purtroppo la sensazione è che andrà sempre peggio».

Insieme ai dipendenti pubblici, i locali della zona lamentano anche l’assenza di molti professionisti: avvocati, architetti, geometri. Anche in questo caso molti hanno abbandonato l’ufficio per restare a lavorare a casa. Chi non ha retto alla “crisi” del post lockdown è il Valera’s Bar di via Valussi. Anche qui le vetrine sono vuote e l’immobile è in cerca di un nuovo affittuario. Senza più dipendenti regionali, il numero di locali tra via Valussi e via Volturno si sta rivelando troppo alto. Anche perché a due passi, in piazzale Cella, altri bar e ristoranti tentano di sopravvivere al periodo non proprio florido

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto