Con un camion per la razzia in cimitero FOTO 1 - FOTO 2
UDINE. Sono arrivati con un camion (o con un grosso furgone) i ladri che nella notte tra martedì e mercoledì hanno razziato e devastato il cimitero monumentale di San Vito di Udine. I carabinieri hanno trovato tracce evidenti di mezzi pesanti. Tracce che sono state giudicate interessanti.
“Armati” di scala, hanno scavalcato il muro e poi hanno sfondato il cancello posto lungo il lato Ovest, dalla parte di via del Calvario. Una volta dentro - secondo quanto hanno appurato i militari dell’Arma che hanno già ricevuto una mezza dozzina di denunce da parte delle famiglie proprietarie delle tombe danneggiate - hanno portato via tutto ciò che hanno trovato. Anche se, a un certo punto, devono essere stati disturbati perchè hanno abbandonato lastre e statuette di rame già strappate alle tombe e alle strutture del camposanto.
I malviventi sono riusciti a portarsi via, tra l’altro, la “Grande maschera”, scultura in bronzo che Mirko Basaldella nel 1957 aveva realizzato per la madre. E anche “La preghiera”, opera realizzata nel 1923 dall’artista Max Piccini per la famiglia Rossini, valore circa 20 mila euro. Sparita pure la Madonna di Lourdes con il rosario (valore oltre 3 mila euro), statua alta circa un metro che dal 1990 era ancorata con un perno alla tomba della famiglia Conte-Comuzzi. Danni anche alla tomba della famiglia Hudorovich e a numerosi altre strutture del cimitero, compresi i corrimano posti di fronte ai colombari “Missio”. La banda si è introdotta anche nei locali di servizio in uso al personale della Cooperativa che si occupa della manutenzione e ha fatto sparire: 60 litri di gasolio, scalpelli, una saldatrice, tre cassette di attrezzi, un’accetta, una carriola e confezioni di olio motore, grasso per escavatore e due biciclette. Insomma, tutto quello che c’era a portata di mano.
I carabinieri (del caso si stanno occupando gli uomini del Nucleo investigativo insieme ai colleghi del Norm e della stazione di Udine) stanno analizzando i video registrati dalle telecamere interne. Delle nove installate, però, ne funzionavano solo 3. Altre immagini utili potrebbero spuntare dall’esame dei filmati delle telecamere comunali sistemate nelle strade vicine, in viale Venezia e in viale Firenze per esempio.
I furti di metalli semipreziosi, secondo quanto hanno più volte spiegato i carabinieri, sono una realtà criminale ormai consolidata e quindi sarebbe opportuno che i luoghi in cui sono presenti opere in rame o bronzo venissero tutelate con misure di sicurezza adeguate.
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