Concluso il raid estremo sulle Alpi Giulie
CHIUSAFORTE. Impresa estrema riuscita. L’alpinista della Val Raccolana John Martina ha effettuato il Primo Giro invernale del Parco delle Prealpi Giulie, 110 km di percorso con 10 mila metri di dislivello in salita, effettuato in solitaria con gli sci, ma anche scalando montagne di oltre duemila metri, per “abbracciare” in cinque faticose tappe (con quattro pernottamenti) l’intero perimetro del Parco. Con il fardello dello zaino di 25 kg, John Martina si è presentato alle 17 di martedì al Rifugio Gilberti - da dove, armato di sci, ramponi e piccozza, era partito venerdì mattina -, provato dalla fatica, ma molto soddisfatto dell’esito dell’impresa.
E davanti a un succulento piatto di spaghetti preparato per lui dalla signora Irene Pittino, ha raccontato la sua avventura al limite del possibile. «Sono molto contento di essere riuscito nel mio intento di compiere un’impresa unica nel suo genere, grazie anche alla breve finestra di bel tempo che mi ha accompagnato per tutto il viaggio» commenta John Martina. Che precisa: «Se fossi partito solo un giorno dopo il previsto, non sarei stato in grado di compiere l’ultima tappa. La più dura? La prima, quella che dal Rifugio Gilberti, per la Forcella dei Tedeschi, mi ha portato fino alla cresta del Canin e in vetta. È stata difficile tecnicamente e molto impegnativa sul piano fisico. Il peso dello zaino e la neve fresca (nessuno prima di me questo inverno era passato per quella forcella), fino in cresta hanno accresciuto la fatica. Sprofondavo fino al ginocchio e c’era poco spazio per girare gli sci. Inoltre in cresta verso il Canin, in alcuni passaggi, ero costretto a procedere seduto a cavallo della cresta innevata, con una gamba in Italia e una in Slovenia e facendomi strada con la piccozza».
Per l’alpinista, il tratto più rischioso si è presentato nella seconda tappa. «Da Malga Coot verso il Monte Guarda e per la cresta ovest fino a Sella Carnizza, quindi Monte Zaiavor e giù fino a Pian dei ciclamini), dove mi sono trovato a schivare parecchie valanghe. A volte appena traversato il canale partiva la valanga dietro di me. Ho avuto anche fortuna, lo devo ammettere, ma è proprio questo fattore di rischio che rende alcune imprese speciali e uniche». C’è stato anche tempo per divertirsi? «Indubbiamente, la sciata più bella è stata la discesa dal Plauris verso il Rifugio Franz. Vero free ride! Ma sarà indelebile in me anche il ricordo dei tramonti ammirati sulla Val Resia».
Il tutto si è concluso con lo spettacolare e lungo percorso dell’ultimo giorno. «Dai 2342 metri del Monte Sart ho potuto ammirare con un solo colpo d’occhio tutto il giro che avevo compiuto nei giorni precedenti, oltre che dare un’occhiata alla mia casa di Piani di Sotto! Ed infine – conclude John Martina – è stata splendida l’accoglienza degli amici e di Irene e Fabio al Rifugio Gilberti dove mi aspettava un buona birra per brindare anche alla salute di quanti hanno collaborato, come l’Ente Parco, il ristorante Le Sorelle di Pian di Ciclamini, l’Azienda agricola Colomba, Marco Di Lenardo e Manlio Roseano».
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