Confini riaperti con la Slovenia, fino a un'ora di fila a Gorizia per fare benzina

GORIZIA. Fino a un'ora di attesa, questa mattina, nei valichi confinari minori di Gorizia, per i cittadini del Friuli Venezia Giulia diretti in Slovenia. Nel giorno in cui il Paese vicino ha riaperto i confini consentendo il transito in uscita solo ai residenti del Fvg, colonne di auto, lunghe alcune centinaia di metri, si sono formate principalmente a causa dei controlli della Polizia di frontiera slovena, che accertava tramite i documenti di identità che nei veicoli ci fossero soltanto cittadini friul-giuliani.
Il flusso in uscita è costituito principalmente da cittadini della zona di Gorizia che varcano il confine per fare rifornimento alle loro autovetture e acquistare sigarette, approfittando di tariffe più basse praticate in Slovenia. Subito dopo gli automobilisti fanno inversione di marcia e rientrano in Italia. Verso le 13 il traffico si è normalizzato e al momento non ci sono file o rallentamenti.

«È qui, su questo confine, che avrebbero dovuto svolgersi gli Stati generali del governo sull'economia perché in questo luogo si è consumata l'incapacità dei governi europei di dialogare e decidere insieme mentre i sindaci e la gente comune continuavano a lavorare per costruire il futuro della vera Europa, quella dei cittadini. Oggi la frontiera si riapre ma rimangono intatti tutti i problemi, quelli che i governi non riescono a risolvere». È il commento del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna.
«Non è stata una bella pagina - insiste il primo cittadino dalla piazza della Transalpina, lungo cui corre il confine - perché ha messo in luce la mancanza totale di condivisione delle scelte e di mediazione fra i vertici dei singoli paesi, ma oggi vogliamo che quanto accaduto possa essere trasformato in qualcosa di positivo».
«L'eliminazione della zona franca sulla zona confinaria - conclude Ziberna - ha provocato condizioni penalizzanti per i territori italiani a causa di fiscalità e costo del lavoro molto meno impattanti sulle imprese slovene. Da qui la necessità di un'offensiva a tutti i livelli istituzionali, per realizzare una zona franca aggiornata o qualsiasi altro strumento che riporti la competitività delle aziende ad operare alle stesse condizioni».
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