Coniugi torturati e uccisi: dopo 6 anni può tornare libero
VENEZIA. Hanno seviziato i coniugi Pelliciardi. Li hanno torturati brutalmente. Infine, uccisi. Ma ora uno degli autori di quel massacro di Gorgo al Monticano potrebbe tornare libero, addirittura tra un paio di mesi, a causa di un puro cavillo legale, una questione che riguarda le aggravanti di quell’atroce delitto.
«A quel punto, chi potrà garantire che Naim Stafa non fugga, facendo perdere ogni traccia di sé?», si chiede l’avvocato Alessandro Romoli, legale del figlio dei Pelliciardi, Daniele.
È una sentenza shock, quantomeno per i risvolti che porta con sé, quella emessa nelle scorse ore dalla Cassazione: la condanna all’ergastolo di Naim Stafa viene cancellata, e la palla rispedita alla Corte d’assise d’appello di Venezia. Questo significa un allungamento dei tempi che si scontra con una scadenza improrogabile: la custodia cautelare in carcere non può, in nessun caso, superare i sei anni.
Stafa fu arrestato il 3 settembre del 2007. Fra due mesi quei sei anni di detenzione “preventiva” scadono, e se la sentenza non sarà ancora diventata definitiva (ora servono un nuovo passaggio in Appello e un eventuale altro in Cassazione), Stafa sarà libero. Colpevole acclarato in tre gradi di giudizio, ma libero per un cavillo sulle aggravanti del delitto.
«Sono costernato», dice l’avvocato di Daniele Pelliciardi, «Stafa rischia di uscire a settembre». C’è il timore che scappi? «Certo che c’è il timore. Starà qui ad aspettare l’ergastolo, o cercherà piuttosto una soluzione migliore per lui? Se esce non può essere assoggettato ad alcun vincolo, non può essere messo ai domiciliari. Se torna libero, sarà libero sul serio. E la cosa clamorosa», dice l’avvocato, «è che non è un caso come Garlasco, o Perugia, in cui esiste un reale dubbio sulla colpevolezza. Qui no: Stafa è colpevole, lo hanno stabilito tutti e tre i gradi di giudizio. Resta solo il nodo della pena da applicare in base o meno alle aggravanti contestate, ovvero la crudeltà e i futili motivi del delitto».
L’albanese era stato condannato in primo e in secondo grado per l’omicidio di Lucia Comin e del marito Guido Pelliciardi, a lungo residenti a Sesto al Reghena. Una mattanza brutale rimasta marchiata nella coscienza collettiva della Marca, un duplice omicidio senza precedenti per efferatezza. Guido e Lucia, custodi di villa Durante e Gorgo, furono scambiati per i proprietari dalla banda di rapinatori. Un assalto sfociato in una violenza indescrivibile.
Dopo un paio di settimane di indagini, gli autori furono individuati e arrestati: due albanesi, Artur Lleshi e Naim Stafa, e il romeno George Alin Bogdaneau. Era stata una telefonata tra il giovane romeno e Naim Stafa, intercettata, a spingere i carabinieri a dare il via al blitz: l’albanese aveva annunciato al complice la sua intenzione di lasciare il Paese.
Il giovane romeno non ha partecipato al massacro dei coniugi Pelliciardi, avrebbe solamente fornito le indicazioni per colpire nella villa in via Sant’Antonino. Esecutore materiale del duplice omicidio fu Artur Lleshi: l’albanese si è poi tolto la vita in carcere, a Padova, impiccandosi nella propria cella nel dicembre del 2007. Con lui c’era un altro assassino nella villa dell’orrore, mai identificato: forse un fratello di Stafa.
Naim, invece, era stato il programmatore e “regista” del colpo, ma non entrò fisicamente nella casa. Un dettaglio fondamentale: se non è l’esecutore materiale dell’omicidio, secondo la linea difensiva accolta dalla Cassazione, non può essere accusato di aggravanti soggettive come la crudeltà. Un cavillo, ma che ora può diventare la chiave che gli apre la cella.
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