Consob e il caso Onda: verifiche sui contratti
PORDENONE. I rapporti di fiducia fra Raffaele Agrusti e il ceo di Generali, Mario Greco – che proprio in queste ore ha deciso di chiudere l’era-Agrusti nella divisione Italia –, potrebbero esser stati incrinati anche dal “caso-Onda”, l’azienda del fratello e presidente di Confindustria Pordenone, Michelangelo.
A spiegarlo è il Sole 24 Ore che, nell’edizione di ieri da notizia di una verifica, da parte della Consob, sui «segreti» della Onda Communication.
«Il 14 giugno – scrive Claudio Gatti nel suo articolo – la Consob ha inviato una «richiesta di informazioni» ad Assicurazioni Generali spa in cui ha chiesto di fare luce su una serie di investimenti, operazioni e spese fatte negli anni passati dal colosso assicurativo triestino.
Uno dei quesiti riguardava le «forniture da Onda Communication, società riconducibile a Michelangelo Agrusti, fratello del direttore generale di Generali». In realtà, la società di Pordenone di cui parla la Consob ormai non esiste più. Perché è stata messa in liquidazione nel dicembre scorso.
«Ma sulla base soprattutto di rapporti di audit interni – aggiunge Gatti nell’articolo –, Il Sole 24 Ore è oggi in grado di ricostruirne la storia». «Onda Communication è un caso abbastanza straordinario.
Dieci anni. Tanto è durata la sua avventura. Grazie ai suoi rapporti commerciali con due giganti, Telecom Italia e Assicurazioni Generali, è stato un decennio eccezionale. Perché non è facile trovare un’azienda nel settore delle telecomunicazioni che pur non producendo nulla di suo – comprando prima dalla finlandese Microcell e poi dalla cinese Zte –, a 22 giorni dalla sua costituzione riesca a ottenere un contratto per vendere 100mila telefonini al gigante nazionale del settore, e cioè Telecom Italia.
Ed è ancora più difficile per un’azienda che, stando ai rapporti dell’Audit interno del gruppo di telecomunicazioni, non risulta essere mai riuscita ad avere i requisiti per entrare nell’albo di fornitori, accumulare contratti con qualificazione prima “provvisoria” e poi “in deroga”. Per centinaia di milioni».
«In più, nel suo decennio di vita, Onda ha saputo superare una montagna di handicap che avrebbero tagliato le gambe a chiunque altro. Da documenti interni di cui Il Sole 24 Ore ha copia – scrive Gatti –, risulta che anche in Telecom Italia c’è stato chi ripetutamente si è preoccupato per “la scarsa trasparenza dell’assetto proprietario” di Onda, che nei suoi primi anni era schermato da una catena di fiduciarie offshore. E chi si è preoccupato, prima, per il suo eccesso di dipendenza da un unico cliente, cioè la Telecom stessa (che nel 2009 arrivò a rappresentare il 66% del business di Onda). E successivamente, per “la debolezza della sua situazione economico-finanziaria”. Nonostante ciò Telecom ha continuato a rifornirsi dall’azienda di Pordenone».
Il rapporto, però, l’anno scorso si è «degradato» subito dopo una condanna a quattro anni a Sergio Vicari, socio di Onda e impegnato anche in un’altra società del settore, la DiCom. Vicari – spiega Gatti su Il Sole 24 Ore – avrebbe finto di aprire una società, la DiCom appunto, e ottenuto sovvenzioni pubbliche.
Fino a maggio 2012, Vicari era stato uno dei principali azionisti di Onda assieme al collega in Telit, Michelangelo Agrusti, e nel giugno scorso – si legge ancora nell’articolo di Gatti – qualcuno mette Telecom a conoscenza della condanna».
«Onda non sopravvive a lungo, anche perchè si chiude un altro canale di vendita, quello costituito da Generali al cui vertice operava Raffaele Agrusti. Ad agosto con l’arrivo di Mario Greco alla guida del gruppo assicurativo triestino e il conseguente ridimensionamento di Raffaele Agrusti niente più acquisti senza gara di lotti di Pc Onda, come quelli avvenuti nel 2007 e 2008 e successivamente segnalati dall’Audit di Generali. Si arriva a dicembre – conclude l’articolo de Il Sole – quando Michelangelo Agrusti mette Onda Communication in liquidazione. E a mollare potrebbe essere anche il fratello, i cui rapporti di fiducia con i vertici sembrano irrimediabilmente deteriorati».
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