Consumi crollati: a marzo -75,7% per abbigliamento, ristoranti e bar

I dati del rapporto dell’Osservatorio di Confimprese ed EY Rispetto all’anno scorso, -25,4% nel primo trimestre 2020

UDINE. Il crollo era scontato. La dimensione però fa paura. Parliamo dei consumi e della prima fotografia, realizzata dal Centro studi Confimprese, in partnership con EY, sull’andamento nel mese di marzo 2020, il raffronto con lo stesso mese dello scorso anno, e il trend del primo trimestre. In Friuli Venezia Giulia si registra un -75,7% a marzo, rispetto allo stesso mese dello scorso anno, e - 25,4% nel primo trimestre 2020 sempre rapportato allo stesso periodo del ’19.

L’osservatorio

L’osservatorio permanente avviato da Confimprese e EY si è occupato di rilevare l’andamento dei consumi in Italia con una copertura di 623 aree commerciali tra centri commerciali, outlet, high street e travel, monitorando 45 insegne e oltre 4.400 punti vendita su 20 regioni, 111 province e 865 comuni. I settori merceologici analizzati sono: abbigliamento e accessori, food&beverage (ristorazione servita, quich service e bar) e non food (retail cosmetica, arredamento, servizi, cultura).

Primo trimestre

«Il primo trimestre 2020 – spiega Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese – si chiude con una flessione del 26% a totale mercato. Pur con una partenza positiva in gennaio al +1.3%, da fine febbraio in relazione al clima di incertezza e all’evoluzione dell’epidemia causata dal coronavirus si è cominciato a registrare un rallentamento, che ha portato il totale mese a -2,9%, peggiorato all’inizio di marzo, in cui le vendite sono diminuite del -40% già prima del decreto “Io resto a casa” dell’11 marzo. Il conseguente blocco delle attività e degli spostamenti ha fatto sì che marzo si sia assestato al -79% con fatturati azzerati nella seconda parte del mese». Il crollo di marzo «ha interessato in maniera differenziata i settori – commenta Paolo Lobetti Bodoni, Business Consulting Leader Italy di EY – con abbigliamento e accessori che registrano il trend peggiore (-82%), seguito da food&beverage (-78%) e non food (-74%). Questi trend sono legati in parte al fatto che alcuni operatori hanno potuto continuare le attività con un minimo di operatività durante il lockdown, oltre che ad un orientamento del consumatore verso l’acquisto di beni di più immediata necessità».

Nelle regioni

A livello di macroarea la flessione più marcata nel mese di marzo spetta al Nordovest, -81%, con la Lombardia a -82,8%; il Nordest segna -80,9%, con il Veneto a -80% e il Fvg a -75,7%, il Trentino Alto Adige a -77,3%, l’Emilia Romagna a -80,5%. Ovviamente il trend è stato determinato dalle disposizioni del Governo rispetto al lockdown, e quindi non assisteremo a modificazioni nel mese di aprile.

il futuro

A parte l’alimentare, la cui disponibilità non è mai mancata, per altri settori il commercio online ha rappresentato una chance. Ma i benefici di rado ricadono sul territorio. E questo è davvero uno dei rischi maggiori che il settore del commercio tradizionale deve necessariamente affrontare. Nella speranza che ne abbia la forza, anche economica, fiaccato com’è da due mesi di inattività totale, di mancati incassi ma di spese da sostenere. «Il mercato alla fine di questa crisi sarà diverso - osservano da Confimprese ed EY -, bisognerà capire se gli operatori sapranno cogliere e cavalcare i cambiamenti dei modelli di consumo e anche le opportunità di business che si presentano accanto alle criticità», possibilmente sostenuti negli investimenti necessari dal Governo.—


 

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