Conti correnti e locali sequestrati, ma il canile di Villotta resta aperto
Aurora Bozzer, che gestisce il Rifugio, spiega come l’attività non abbia mai subito interruzioni nosotante l’inchiesta
Nel giro di una giornata si è vista apporre i sigilli sui conti bancari e su ventuno immobili, tra cui lo stesso canile e una villa di proprietà. Un maxi sequestro per quasi un milione di euro. Precisamente di 986.846.
Nonostante questo, però, al canile “Il rifugio” di Villotta di Chions le porte restano ancora aperte e continua l’attività. Ad affermarlo è Aurora Bozzer, amministratore unico della struttura insieme al marito e principale collaboratore Leandro Panzieri.
Entrambi rinviati a giudizio per truffa aggravata ai danni di enti territoriali, sono stati colpiti anche dai provvedimenti di sequestro. «È aperto. Abbiamo novanta cani dei Comuni, una cinquantina appartengono alla mia associazione e poi ci sono i gatti. Stanno benissimo» ha affermato Bozzer spiegando che «mi hanno bloccato i conti. Spero la situazione si sblocchi in modo che io possa pagare personale e fornitori. Altrimenti il rischio è di un’interruzione di servizio». Ad aver sollevato la questione sull’operatività del canile è stata anche l’avvocato Alessandra Marchi, che insieme al legale Bruno Malattia del foro di Pordenone assistono i gestori del canile nel procedimento penale. Lunedì scorso il gup di Pordenone ha rinviato a giudizio la coppia che dovrà difendersi dalle accuse che hanno avuto intanto come conseguenza il blocco preventivo dei conti bancari e il sequestro delle proprietà immobiliari. «Il canile è aperto, ma desta una certa preoccupazione fino a quando l’operatività non sarà effettiva, perché un canile è fatto di entrate e di uscite. Non è un servizio per biciclette, ma per esseri viventi» ha affermato Marchi. Per quanto riguarda l’indagine coordinata della Corte dei conti, Aurora Bozzer e Leandro Panzieri sono difesi dagli avvocati Roberto Fusco di Trieste e Marco Petternella di Rovigo. Ed è sulla base dei conteggi fatti dalle Fiamme Gialle del comando provinciale di Pordenone che è scattato il sequestro conservativo di quasi un milione di euro. Si tratta di un provvedimento finalizzato a tutelare le garanzie di pagamento del credito, che non comprometterebbe l’operatività dell’esercizio. Le indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza hanno permesso di analizzare i conti correnti nella disponibilità dei due gestori della struttura nel periodo dal 2011 al 2020, scoprendo che alla struttura sono stati elargiti ingenti contributi da parte di enti pubblici per prestazioni veterinarie regolarmente certificate, ma mai erogate e che tra gli animali indicati come “ospiti” ne figuravano 152 tenuti in pessime condizioni igienico-sanitarie, di cui 132 sono risultati già deceduti. Ad aver pagato per garantire il benessere degli animali ospitati presso il canile sono stati ben 53 Comuni da Nord a Sud situati tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e Puglia. In gran parte però del Friuli occidentale (36 su 53), sette sono della provincia di Udine, altri nove del Veneto orientale e uno solo della città metropolitana di Bari.
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