Contratti delle abitazioni a rischio annullamento

Confedilizia e Unione inquilini lanciano l’allarme “Ecobonus”. «A causa di una svista della recente legge, tutti i contratti sia di compravendita sia di locazione, rischiano di essere nulli»

UDINE. Confedilizia e Unione inquilini lanciano l’allarme “Ecobonus”. «A causa di una svista contenuta nella recente legge, tutti i contratti sia di compravendita sia di locazione, privi dell’attestato di prestazione energetica sono nulli», denuncia Mauro De Agostini dell’Unione inquilini.

«Una questione delicata – spiega il presidente della Confedilizia, Paolo Scalettaris – cui speriamo il governo ponga rimedio quanto prima». Infatti, proprio in questi giorni a Roma si sta affrontando la questione. «Il problema è il decreto legge datato 4 giugno 2013 che obbliga venditori o locatori ad allegare l’attestato di prestazione energetica a tutti i contratti. Un attestato previsto dal punto di vista formale, ma per cui il governo non ha ancora stabilito i provvedimenti attuativi per la redazione».

In altre parole, la legge richiede un nuovo documento, ma non stabilisce i criteri per scriverlo. «In sostanza il legislatore ha fatto un pasticcio – prosegue Scalettaris –: pena la nullità deve essere allegato un documento che però non sappiamo ancora come deve essere fatto. Un problema subito segnalato da Confedilizia: abbiamo chiesto fosse posto rimedio, ma siamo in un periodo estivo e per di più problematico dal punto di vista della stabilità politica, quindi trovare una soluzione non è facile».

Nel frattempo a mettere una pezza è intervenuto il ministero dello Sviluppo economico. «È stata emanata una circolare a fine giugno che consente temporaneamente la sostituzione dell’attestato con il certificato energetico già introdotto da una legge del 2005 – continua Scalettaris –, ma si tratta di una soluzione temporanea. Ancorché ragionevole, è però dettata da una circolare ministeriale che non ha un valore paragonabile a quello normativo. Quindi lo spazio per la discussione resta aperto».

Un’incertezza che impatta su una materia profondamente mutata. Infatti, da giugno è entrata in vigore la riforma della disciplina condominiale. Una delle materie più contrastate è il concetto del “vietato vietare” introdotto per gli animali domestici.

«Per la prima volta si dà il via libera agli animali in appartamento – prosegue Scalettaris –, ma non è chiaro quali sono i limiti di questa decisione. Se, cioè, è applicabile soltanto ai regolamenti assembleari o anche a quelli contrattuali, quando l’originario e unico proprietario stabilisce paletti e norme, come per esempio il divieto a utilizzare gli appartamenti come ufficio. La norma non lo precisa e sembra poco ragionevole pensare che non sia consentito».

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