Convalidato il sequestro del cane hamstaff

Budoia, era tenuto in gabbia e al buio. L’avvocato Marchi: «Rinchiudere un animale è un maltrattamento»

BUDOIA. Hamstaff in gabbia, il gip Alberto Rossi ha convalidato il sequestro preventivo d’urgenza del cane di razza. L’animale era prigioniero al buio in un appartamento di proprietà di un americano residente a Budoia, al quale viene contestato il maltrattamento di animali.

«Sono stati decisivi – commenta l’avvocato Alessandra Marchi, che ha seguito con l’avvocato Giovanna Pozzi del foro di Pordenone le fasi del sequestro – l’intervento delle forze dell’ordine e il provvedimento dell’autorità giudiziaria che sempre più spesso si trova ad affrontare casi di abbandono di animali e detenzione degli stessi in condizioni tali da costituire maltrattamento. Cresce, di conseguenza, l’impegno, anche economico, da parte del personale delle strutture che ospitano gli animali sequestrati, molto provati e bisognosi di cure e affetto».

L’auspicio è che la vicenda possa concludersi con un lieto fine, anche grazie alla collaborazione del proprietario del cane e delle autorità statunitensi. Si spera di poter collocare il cane in una famiglia che possa prendersene cura 365 giorni l’anno.

«Nessun animale – aggiunge l’avvocato Alessandra Marchi – dovrebbe essere rinchiuso in gabbia. Tantomeno un cane. Non vi sono giustificazioni che tengano quando si priva un animale della luce, dell’aria, del cibo e della possibilità di muoversi e socializzare per giorni e giorni. In Italia vigono regole e leggi ben precise sulla detenzione e il rispetto degli animali e occorre che esse vadano rispettate da tutti ed anche da cittadini stranieri residenti nel nostro territorio ancorché le loro legislazioni possano divergere dalle nostre».

L’avvocato Marchi sottolinea inoltre come «decidere di prendere un cane è un impegno, un atto di responsabilità proiettato nel tempo per molti anni. Chi decide di adottare un cane deve chiedersi se le proprie condizioni familiari, abitative e lavorative gli consentano di farlo».

Sia nel caso dell’hamstaff in gabbia a Budoia che nel caso dell’husky siberiano abbandonato sul terrrazzino a Castelnovo il proprietario del cane ha affidato l’animale alle cure di un terzo.

«Il cane – conclude l’avvocato Marchi – non è una pianta da far annaffiare da terzi durante le assenze del proprietario, non è un oggetto, un ornamento da giardino. Il messaggio deve essere chiaro».

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