CoopCa, il giallo delle auto blu: i soci vogliono sapere dove sono sparite

Erano quattro o cinque Audi utilizzate dai vertici fino al crac. Collinassi: quelle vetture c’erano, forse sono state vendute

UDINE. I soci ne erano certi fin dall’inizio. Vale a dire da quel 17 novembre quando è stato presentata al tribunale di Udine la richiesta di ammissione al Piano concordatario di CoopCa. Erano sicuri cioè che il cda avesse a disposizione quattro o cinque auto blu di rappresentanza, delle Audi per la precisione. Ma di questo - avevano mandato a dire dopo l’analisi del Piano presentato dal commissario giudiziario Fabiola Beltramini - non abbiamo trovato traccia. «Nel registro dei beni probabilmente compaiono.

E probabilmente sono state acquistate in leasing. Ma noi - afferma Emma Agricola del Comitato soci - non abbiano accesso a quel registro visto anche che ci siamo rifiutati di nominare un nostro rappresentante nel cda». Ora però la notizia è diventata ufficiale. Ad ammettere l’esistenza delle auto blu di CoopCa è stato il presidente del consiglio di amministrazione, Ermano Collinassi. «Si, quelle auto c’erano – afferma - mi pare quattro Audi che venivano usate per compiti di istituto. So che sono state alienate. Ma altro non saprei dire».

Per i soci la presenza delle auto blu fino alla dichiarazione ufficiale del crac finanziario era e rimane una delle dimostrazioni che il vertice della cooperativa carnica «continuava a comportarsi come nulla fosse e stesse accadendo», in barba alle necessità di tagli draconiani che sarebbero dovuti interessare per tempo anche la struttura a capo di CoopCa.

Tra cda e Comitato dei soci prestatori la distanza continua a essere marcata. Lo si è visto in occasione dell’adunanza per la discussione del Piano concordatario.

Non soltanto, ma il prossimo 19 luglio l’assemblea dei soci sarà chiamata ad approvare l’impietoso bilancio 2014, che fotografa 37 milioni di perdite. Il comitato dei prestatori ha già annunciato che non approverà il documento perché «sarebbe come avvallare l’operato di amministratori che non riconosciamo e di cui continuiamo a chiedere le dimissioni da mesi, come aveva fatto la stessa Procura a suo tempo».

Parte dello stesso consiglio di amministrazione, tra l’altro, è in scadenza con l’assemblea dei soci, essendo la continuità aziendale limitata e prevista fino al 31 dicembre 2015, si dovrà procedere anche con la nomina di un liquidatore. Il Comitato ha pure respinto le dichiarazioni rilasciate dal stesso presidente del cda, Collinassi, a margine dell’Adunanza lo scorso 20 maggio, al Palaindor di Udine.

Collinassi aveva riferito di non avere nulla da nascondere e di stare ingoiando rospi per colpe che non ritiene sue. «Sarebbe bene ricordargli - è il commento del Comitato - che la fatidica lettera di luglio 2014 porta la sua firma. Grazie a quella lettera la CoopCa ha potuto continuare a rastrellare risparmi. Lui in quel momento era presidente della carnica e quindi qualche responsabilità la deve assumere».

Per questi motivi i soci prestatori affermano che «i rospi, quelli veri, sono stati fatti ingoiare soltanto ai soci prestatori, agli azionisti e ai fornitori. «Lui, invece, ha continuato a percepire lo stipendio - insiste il Comitato dei soci prestatori - seppure decurtato per sua stessa ammissione. Insomma, dalle scarpe non dovrebbe togliersi sassolini, come afferma, bensì sabbia. La stessa sulla quale si poggia ormai CoopCa».

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