Coopca, il giorno del dolore: il saluto della Carnia ad Alfio Colussi

Celebrati a Tolmezzo i funerali del membro del Cda di CoopCa indagato assieme ad altre tredici persone per il crac della cooperativa carnica

TOLMEZZO. Tolmezzo, ore 10. L’ingresso del duomo è spalancato ad accogliere i fedeli che entrano a grappoli. Visi cupi. Il silenzio nella piazzale antistante la chiesa è rotto soltanto dal brusio delle interlocuzione fitte e sommesse che sgorgano dai capannelli di gente. A Tolmezzo è il giorno dello sgomento, della paura.

«Una situazione dolorosa – dirà nella sua omelia il parroco don Angelo Zanello - perché in questi giorni siamo stati devastati da sentimenti e pensieri contrastanti, dalle inevitabili domande, dai dubbi...».

Quelli che rimbalzano da martedì, quando Alfio Colussi, membro del Cda di CoopCa indagato assieme ad altre tredici persone per il crac della cooperativa carnica. Ha deciso di porre fine alla sua vita gettandosi da un ponte sulla ferrovia. Ma anche quelle domande e quei dubbi che si rincorrono da mesi senza avere ottenuto, senza avere intercettato un “perchè”. Senza avere offerto una spiegazione.

Crac CoopCa, i funerali di Alfio Colussi

Tanta, tantissima gente. Di Tolmezzo, ma anche dal resto della Carnia. Il duomo non è riuscito a contenerla tutta. Amministratori, sindaci, rappresentanti della Regione, componenti del cda di CoopCa, soci prestatori, gente comune. Oltre ai parenti e agli amici. Una cerimonia che don Zanello vuole immeditamente mettere al riparo dalla logica dei rimpalli, delle responsabilità, delle accuse. Dei presunti colpevoli. «Questo gesto estremo e doloroso - dice -, cristianamente non condivisibile, non è imputabile a nessuno, ma appartiene al “mistero” che si è consumato nelle profonde risonanze della sua coscienza e che soltanto Dio può conoscere e giudicare».

Tolmezzo 05 giugno 2015 Funerale di Alfio Colussi, 61 anni, morto gettandosi da un ponte. Era un componente del cda di Coopca. Copyright Foto Petrussi / Alberto Soravito
Tolmezzo 05 giugno 2015 Funerale di Alfio Colussi, 61 anni, morto gettandosi da un ponte. Era un componente del cda di Coopca. Copyright Foto Petrussi / Alberto Soravito

Già, un evento lacerante «perché siamo di fronte a un mistero grande Inutilmente cercheremo una spiegazione, una logica: siamo nella condizione di non poter soddisfare questo desiderio che potrebbe pacificare il nostro cuore, mentre dobbiamo rimanere in silenzio, senza sprecare inutili parole e accettare di stare in questa condizione».

È una situazione - insiste il parroco - che richiede grande delicatezza per poter dire a Bertilla, a Luisa e Arishi e a tutti i suoi cari parole che possano arrivare dentro il loro cuore, straziato dal dolore e ci troviamo a balbettare appena qualche espressione di consolazione...».

I fedeli ascoltano in silenzio. Sguardi persi e talvolta solcati dalle lacrime. Anche l’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, ha voluto testimoniare la sua vicinanza e il suo cordoglio, invocando, tra l’altro, «la Provvidenza paterna del nostro Dio sulle care comunità della Carnia tanto provate in questo tempo sia umanamente sia economicamente. Il dolore che ci accomuna per il gesto estremo del fratello Alfio cementi una più forte solidarietà e richiami ognuno, per la parte che gli compete, ad agire con intelligente e costruttiva responsabilità».

Tolmezzo, muore gettandosi da un ponte componente del cda di Coopca

Un rimando, quello del presule, alla grave situazione della Coopca dentro e oltre Tolmezzo. Non la cita il vescovo. E non l’ha citata volutamente don Zanello nelle sue parole, consapevole che la giornata del dolore non può e non deve riaprire aspre polemiche e innescare una caccia al colpevole che non porterebbe da nessuna parte. «È un momento difficile – precisa al proposito don Zanello - perché ci troviamo a indugiare nel senso di colpa perché forse potevamo fare di più e invece non abbiamo fatto... Forse siamo anche dilaniati dall’interrogativo sul senso d’inutilità dell’impegno, dell’affetto e della condivisione».

E non è mancato, nelle parole del parroco, il riferimento all’uomo-Alfio, quello che l’intera Carnia ha sempre descritto come serio, schivo, lontano dai riflettori. Professionale. «Alfio, ed è testimonianza generale della comunità - precisa don Zanello - era uomo schivo, mite, semplice, preciso, disponibile, retto; anche se non assiduo praticante, era un credente che aveva come legge fondamentale i dieci comandamenti che erano il suo tracciato morale ineludibile». Quanti gli erano vicini - insiste - «mi dicono che si poteva non volergli bene per la sua disponibilità, pacatezza, senso del dovere, affidabilità; circondato dagli affetti dei suoi cari, della loro attenzione premurosa. Eppure tutto questo non è bastato».

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Il sole che arroventa il piazzale squarcia la penombra del duomo quando la porta principale viene riaperta. Il feretro viene sistemato in auto per l’ultimo viaggio verso il paase nativo di Alfio Colussi, Casarsa, dove troverà pace per sempre. C’è ancora il tempo per gli abbracci alla moglie, alle figlie ai parenti. Nessuno ha voglia di di dire altro. Nessuno ha voglia di soffermarsi su una tragedia che allarga la sua portata ben oltre la famiglia delle vittima . Tutti però sono consapevoli che Alfio Colussi, come aveva affermato nelle sue parole iniziali don Zanello, da tempo “camminava in una valle oscura.

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