Coprifuoco, anche i renziani chiedono al Governo di ripensare gli orari. Boschi: «Una follia il limite alle 22»

La capogruppo di Italia Viva alla Camera: «Non pensiamo alla Lega, ma agli operatori culturali e commerciali» 
Alessandro Di Matteo

ROMA. Ripensare l’orario del coprifuoco è doveroso, mantenere il limite delle 22 «sarebbe una follia». Maria Elena Boschi chiede agli alleati di governo di evitare posizioni «ideologiche» su questo tema e avverte: tenere tutto come è ora non fa «arrabbiare Salvini, ma gli italiani». E Pd e Lega devono «smettere di litigare» e «pensare al bene dell’Italia».


Italia viva chiede di modificare il coprifuoco per non fare un regalo a Salvini. Non temete che i contagi possono ripartire col via alla vita notturna?

«Quando pensiamo di modificare il coprifuoco noi non pensiamo a Salvini, ma agli operatori culturali e commerciali, a cominciare dai ristoratori stravolti da mesi di chiusure. A noi stanno a cuore loro, non le posizioni di Salvini. Naturalmente occorre molta prudenza: vaccinare ancora di più e mantenere le precauzioni. Tenere chiuso dalle 22 per scelta ideologica sarebbe una follia. Il governo ieri si è impegnato a rivedere il coprifuoco nel mese di maggio e farlo sulla base dei dati».


Matteo Renzi dice che nella maggioranza qualcuno sogna un “Papeete due”. Vuol dire che Enrico Letta, secondo voi, punta a far uscire la Lega dal governo?

«Che qualcuno – anche nel Pd – sogni un autogol di Salvini è un dato di fatto. Che questo qualcuno sia Letta o altri non tocca a me stabilirlo. Credo che fare la battaglia sulle 22 per fare un dispetto alla Lega non faccia arrabbiare Salvini ma gli italiani».

Il Pnrr è stato approvato, un documento che non ha azzerato quello del governo precedente che voi avevate criticato molto. Italia viva si aspettava di più?

«Questo Pnrr adesso ha un’anima, una visione. Ricorda il testo del 9 dicembre che Italia viva bloccò aprendo – nei fatti – la verifica di governo con Conte? Era un testo totalmente diverso da quello di oggi. Il passaggio da Conte a Draghi non ha solo cambiato profondamente il Pnrr, ha cambiato il futuro dei nostri figli».

In ogni caso il parlamento non ha effettivamente avuto molto tempo per analizzarlo. Era una delle critiche che erano state fatte a Conte…

«Su questo penso che il nuovo governo debba fare più attenzione ai rapporti col Parlamento. Lo abbiamo detto anche al premier nel corso del nostro incontro a Palazzo Chigi».


Alcuni osservatori dicono che il Pnrr non fa abbastanza per le donne. Lei è soddisfatta?

«Penso che il piano riservi una grande attenzione alla parità di genere e questo è già un risultato positivo. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto che gli obiettivi da raggiungere fossero indicati in modo più chiaro sul tema dell’occupazione e quindi fossero più verificabili».

Il Pd continua a cercare un dialogo con M5s in vista delle prossime elezioni. Renzi ammette che il Movimento non è più quello di prima. Non è un buon motivo per vedere se sono possibili convergenze?

«Il Movimento Cinque Stelle di prima non esiste più perché è dilaniato. La divisione con Casaleggio, il video allucinante di Grillo, i pessimi risultati del reddito di cittadinanza, la difficoltà di Conte che non riesce a prendere la guida del Movimento, i dubbi dei presunti big sul terzo mandato. Quello che accadrà da qui al 2023 per le prossime elezioni è tutto da scrivere. Per le amministrative decideranno i territori: certo, pensare che noi possiamo allearci a Torino e Roma con chi ha sostenuto Appendino e Raggi mi sembra molto difficile».

Il Pd di Enrico Letta si sta caratterizzando molto sui diritti civili: ius soli, legge contro l’omofobia, parità di genere. Sarà più facile trovare un’intesa con il nuovo segretario?

«Per ora mi sembrano solo titoli. Per carità, io condivido questi provvedimenti. Ma non sappiamo se Letta voglia davvero raggiungere qualche risultato o preferisca fare battaglie di bandiera per marcare la propria identità. Se fai della questione femminile il tuo tema poi non puoi essere timido sul video maschilista di Beppe Grillo o proporre solo candidature maschili sui territori».

Pensa che questa maggioranza così eterogenea riuscirà a funzionare, con le inevitabili competizioni tra Pd e Lega?

«Deve funzionare. Non è in ballo il futuro del Partito denocratico o della Lega: è in ballo il futuro dell’Italia. Sapere che alla guida della macchina oggi c’è Draghi è un elemento di fiducia enorme. Ma non basta. I partiti più grandi devono smettere di farsi la guerra e pensare al bene comune dell’Italia». —


 

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