Cormonese sfida la Siberia con una slitta e tre renne

CORMONS. Un’avventura ai limiti dell’impossibile su una slitta trainata da tre renne per 120 chilometri nella tundra siberiana con temperatura di meno 30 gradi. È quella che sta vivendo in questi giorni l’esploratore cormonese Adalberto Buzzin, impegnato nell’ennesima impresa della sua vita: stavolta la sua attenzione di uomo curioso si è rivolta al popolo dei Nenets, una comunità nomade composta da circa 4mila persone che si muovono lungo un territorio immenso, fatto solo di ghiacci, nella parte più a nord della Siberia, nei dintorni di Vorkuta.
«Dove finisce il mondo vivono i Nenets nella tundra più fredda e isolata – sottolinea Buzzin – sereni, tranquilli, ospitali e sorridenti. Due cose mi hanno colpito del loro modo di vivere: la libertà e la filosofia di vita. Ad una mia domanda precisa, se per caso qualcuno si sentisse male a vivere in quelle condizioni, sorridendo un nenet ha alzato una bottiglia di vodka dicendo che con quella passa tutto».
La parte più dura di questa avventura ai limiti del mondo conosciuto, però, consiste in quei 120 km per raggiungere la comunità Nenets: in compagnia di un amico russo, Buzzin ha percorso infatti questa distanza nella tundra ghiacciata a –30 gradi di media trainato da tre renne sulla propria slitta motorizzata. «Pensavo continuamente: se si fermano qua siam del gatto...».
Sopravvivere infatti fermi e dispersi nel mezzo della tundra a quelle temperature sarebbe difficilissimo. Una volta giunto a destinazione, Adalberto ha posto diverse domande ai nomadi: «Ho chiesto come fanno a vivere in queste condizioni estreme sapendo che lo Stato potrebbe mettere loro a disposizione delle case: la risposta è stata sorprendente: “Cosa ce ne facciamo delle case, noi non sappiamo fare niente”.
E questo perché la loro vita è nella natura estrema, e solo in questo ambiente si sentono liberi e avendoli visti personalmente posso confermare le loro parole: erano stupiti di vedere un italiano, mi hanno regalato un paio di corna di renna e 10 chilogrammi di carne congelata. Poi mi hanno fatto i complimenti per la tenuta fisica, anche se devo ammettere che la corsa in slitta è stata molto dura, il tempo non passava mai, la mia schiena era sollecitata continuamente dalla pista ma la panoramica e le prime cium (le tende dei Nenets) mi hanno regalato una bella emozione».
L’avventura di Buzzin è iniziata lo scorso 2 gennaio, quando è partito dall’Italia con un volo con destinazione Mosca. Dalla capitale russa poi l’esploratore cormonese ha raggiunto in treno la Siberia, facendo tappa nella città più a nord, Vorkuta: è da lì che è poi iniziata l’ultima parte del viaggio di Buzzin alla ricerca di questa popolazione nomade che vive in uno dei luoghi più inaccessibili della Terra. Per Buzzin non è la prima volta in Siberia, regione che ha visitato già in diverse occasioni e che ha scoperto davvero con ogni mezzo: dal treno, al fuoristrada alla slitta appunto.
Ma la curiosità incredibile per il mondo che anima da sempre Buzzin lo ha portato a conoscere anche altri luoghi remoti del pianeta, a partire dai principali deserti africani. Una vita sempre in viaggio ed alla scoperta di posti e popoli inusuali, quella dell’avventuroso cormonese, che in questi giorni sta registrando un vero e proprio documentario che poi monterà una volta tornato in Italia.
Il suo ritorno a Cormons è previsto per i primi giorni di febbraio. Si sprecano, ovviamente, i complimenti che amici e conoscenti di Buzzin gli stanno riservando sui social: tanti, e meritatissimi, gli applausi virtuali ricevuti in rete per questa sua ennesima, incredibile avventura. «Il mal d’Africa? Esiste - dice Buzzin -, ma non è nulla rispetto al mal di Siberia: è una necessità per me continua e che mi spinge ogni volta a tornare in questo angolo remoto della Terra»
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