Corona è terzo: «La scrittura mi salva dalla depressione»

Accidenti. È terzo, Mauro Corona. Sempre stato in quella posizione lì, dal primo spoglio del Campiello 2014, ieri sera al gran gala de La Fenice. Lui col suo La voce degli uomini freddi (Mondadori). Giorgio Fontana (Morte di un uomo felice, Sellerio), sempre primo.
E il giovanotto, trentatrè anni, ha vinto. Di giorno lavora in un’azienda di software e di notte riempie carta. «Questo premio è un credito per il futuro», ha detto.
Secondo Michele Mari (Roderick Duddle, Einaudi). E poi gli altri, Giorgio Falco (La gemella H. Einaudi) e Fausta Garavini (Le vite di Monsù Desiderio, Bompiani).
«I premi letterari sono come l’aspirina, fanno bene per un po’», spiega simpaticamente Corona a Geppi Cucciari. Più seriamente: «Uno scultore deve scegliere il legno a seconda dell’anima». E l’invito alla platea a «procurarsi il cibo dalla terra».
Flashback. Piazza San Marco, sabato ore 9.
- Al solito mattiniero Corona.
«Non riesco a dormire e così faccio il giapponese. (suonano le campane). Spetta, spetta che non sento. Si passeggia volentieri adesso, sono un valligiano io, mica poltrisco fino a tardi. Lo so cosa pensi: l’angoscia. È colpa dell’angoscia. Macché, ho scalato più di duemila montagne partendo sempre battuto, figurati se oggi mi lascio sconfiggere dalla paura. Un’avventura il Campiello, magnifica. Nessuna illusione, però».
- È il riconoscimento letterario; lei, ormai, è in cima, ma a chi sta al campo base può cambiare la vita vincerlo?
«Tanti anni fa direi di sì. Adesso meno, seppure te la scuote la vita, eh, comunque non sarai lo stesso. Le tue centomila copie le vendi, te ne accorgi quando vai a chiedere il saldo in banca. Il mio amico Carmine Abate, per esempio. Sa scrivere Carmine, e prima di finire sul trono non è che i suoi libri sparissero dagli scaffali. Dopo ha annusato anche lui quel vento nuovo. Non me la sono passata allegra l’infanzia, e nemmeno l’adolescenza. Come dare un’occhiata all’inferno. Una rivincita stare qui stamattina comunque vada stasera».
- Il consenso del popolo conta parecchio qui. E Mauro Corona è un autore amato. Potrebbe essere l’elemento decisivo?
«Mah, sai tu. Lo spero. Nessuno è decubertiniano quando si trova nella cinquina. Vuol vincere e basta. Inutile dire frignacce. Senza spocchia e senza spavalderia, però. Uno la speranza se la conserva in silenzio».
- E i libri dei suoi quattro nemici? Che ci dice?
«Li leggerò appena calerà l’inverno. Già acquistati tutti. Perdere con loro non sarà una disperazione, anzi. Adesso parlo di Giorgio Falco, Giorgio Fontana, Fausta Garavini e Michele Mari uomini, non scrittori. Persone davvero di rara eleganza. Ci siamo fatti un mese assieme in giro per l’Italia. Gentiluomini. A pordenonelegge, anni fa, incontrai uno famoso, che rifiutò una foto con una signora. Ecco, ’sta gente qui non la sopporto proprio».
- Manca la diretta Rai quest’anno... le pare possibile?
«La premiazione andrà in differita su La7 mercoledì 17, una follia. Alle 23. C’è Miss Italia, si giustificano. Tirano più le curve dei libri, o no? Poi Franceschini si riempie la bocca di cultura, cultura, cultura. Ecco qui la fine ingloriosa. Lasciamo perdere, su. A proposito del tour estivo del Campiello: calpestiamo un Paese bellissimo. Potremmo vivere di bellezza, invece. Non ero mai stato a Palermo, a Punta Ala, a Ravello e in decine di altri posti senzafiato, non ho molta dimestichezza con gli aerei e i treni. Una volta dovevo andare a Bologna a trovare il mio amico Erri De Luca e ho sbagliato binario. Stavo per essere spedito a Milano».
- Abiti in pole position per la seratona, Mauro?
«Una camicia, un paio di pantaloni e i miei scarponi. Niente magliette, è una mancanza di rispetto. Sanno, ormai, qual è la divisa».
- Intanto, continua a scrivere..
«Non potrei farne a meno. Se smetto la depressione mi travolge e la scrittura è l’unico antidoto per evitarla. Nemmeno quando arrampico, nemmeno quando scolpisco. Le storie mi trascinano lontano e scaccio gli incubi».
- Sta aggredendo qualche fantasia ultimamente?
«Ovvio. Una fiaba di Natale. Roba forte, credimi. Una coltellata nel petto. Un’ottantina di paginette, niente di che. Ed è quasi finito I segreti della montagna. Adesso vedremo cosa pubblicare prima. Ne parlerò con il mio amico della Mondadori, lo vedrò stasera. Anche se...
- Anche se...
«Verrà il momento di chiudere baracca e burattini. E soltanto allora racconterò la verità».
- Sì, domani dai...
«Ogni tanto ci ragiono».
- Corona, non faccia scherzi da prete. I suoi fan sono numerosi...
«A volte basta una parola per darmi energia, grazie. Sembro uno forte, però...».
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