Coronavirus, Bassetti: "Basta eccessi, sono più numerosi i morti per influenza"

UDINE. Ci vorrebbe una giusta misura per valutare la potenziale epidemia da coronavirus cinese, «che richiede certamente attenzione ma non l’allarmismo che si è scatenato. Preoccupiamoci di più dell’influenza, che miete molte più vittime dl 2019-nCoV». Parola di Matteo Bassetti, già direttore della Clinica di infettivologia dell’Azienda sanitaria universitaria udinese, oggi direttore della Clinica di malattie infettive del San Martino di Genova, oltre che presidente nazionale di Sita, la Società italiana di terapia antinfettiva, e presidente del gruppo di studio delle infezioni nel paziente critico della European Society of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (Escmid).
Professor Bassetti, il coronavirus monopolizza in questi giorni l’informazione, soprattutto sanitaria, ma non solo. Questa epidemia giustifica l’allarme che sta generando?
«In questa circostanza devo dire di essere veramente in disaccordo con molti dei miei colleghi che stanno facendo i “gufi” su impatto e conseguenze di 2019-nCoV, questo il nome del nuovo virus individuato in Cina. Le ragioni di questa mia posizione sono rintracciabili nei fatti, a cui ogni scienziato dovrebbe fare riferimento. E i fatti ci dicono che in Cina, se non hanno mentito sui dati, sono stati registrati 250 morti a fronte di 10 mila casi stimati. Ciò significa che la mortalità si attesta intorno al 2%. Va considerato inoltre che al di fuori della Cina il virus non ha causato decessi, ad eccezione di un signore di oltre 80 anni giunto negli Emirati. Leggendo il report che The Lancet ha recentemente pubblicato, le vittime erano tutte persone anziane con diverse patologie precedentemente diagnosticate».
E dunque?
«Dunque, da clinico, direi che questa sembra essere una forma di infezione virale causata da un virus non del tutto sconosciuto, visto che il coronavirus è uno dei patogeni tipici delle forme parainfluenzali».
Nulla a che vedere con la Sars o la MersCoV a cui, peraltro, è stata accostata?
«Direi che la situazione è molto diversa, in quei casi la mortalità arrivò a 30 e al 10%; la Sars fece vittime in Cina ma anche in Thailandia, in Canada e in altri Paesi evoluti dal punto di vista sanitario. Io non credo che se i pazienti deceduti a causa del coronavirus fossero stati affrontati in Paesi evoluti, dal punto di vista sanitario, come il nostro, il numero delle vittime sarebbe stato lo stesso».
Detto di ciò, che cosa è necessario fare?
«Sicuramente è corretto sottoporre a controlli sanitari tutti coloro che provengono dalla Cina, ma l’allarmismo che c’è lo trovo inutile. Chiudere gli spazi aerei, le aziende... mi pare davvero eccessivo e non credo faccia bene a nessuno».
I decessi e il contagio non giustificano precauzioni estreme?
«Vale la pena richiamare l’attenzione sul fatto che i medici di Wuhan che hanno in cura pazienti colpiti dal virus, spiegano che la stragrande maggioranza di loro è guarita in tre giorni, come accade con l’influenza» .
Ma anche d’influenza si può morire...
«Esattamente, ed è ciò che gli italiani dovrebbero avere bene in mente. L’epidemia 2019-20, tuttora in corso, ha già colpito circa 3 milioni di italiani, e l’Istituto superiore di sanità stima, a gennaio, una mortalità di 228 persone al giorno. L’influenza resta una delle dieci principali cause di morte».
A questo proposito ricordiamo che nella terza settimana di gennaio in Italia sono morte in media 228 persone ogni giorno a causa dell’influenza stagionale. Il dato, calcolato su base statistica dall’Istituto Superiore di Sanità, è inferiore a quello di 250 morti giornaliere attese, ed è probabile che lo abbiate letto altrove negli ultimi giorni come misura di confronto rispetto al nuovo coronavirus, che dal momento della sua identificazione a fine 2019 ha causato la morte di almeno 213 persone, tutte in Cina.
Il confronto può dare un’idea dell’impatto delle due malattie virali sulla popolazione, ma porta con sé qualche semplificazione che potrebbe spingere i meno esperti a sottovalutare l’attuale crisi sanitaria per il coronavirus, o a sovrastimarla.
Peraltro i patogeni in circolazione risultato particolarmente insidiosi visto che hanno provocato il decesso di una bimba di 10 anni in Veneto e gravi conseguenze neurologiche in un ragazzo di 18...
«Credo che se davvero facessimo i conti reali del bilancio annuale dell’influenza, sarebbe davvero pesantissimo. Invece ce ne preoccupiamo molto, molto poco. Se ricorda nel 2018 anche il Friuli Venezia Giulia ha registrato diversi decessi».
Che ne pensa della corsa all’accaparramento delle mascherine e di generi alimentari?
«Per quel che riguarda le mascherine, vanno bene perché siamo a Carnevale. Quella chirurgica è assolutamente inutile; caso mai servirebbero altri tipi di mascherine ben più efficaci. Ma davvero non ne vale la pena» .
Forse il coronavirus fa paura perché non c’è un vaccino?
«Forse, peccato che contro l’influenza, che il vaccino invece ce l’ha, si vaccinino sempre troppo pochi».
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