Coronavirus, il lockdown forzato dei bar fa chiudere a Udine “dal Barbe” e il “Beethoven”

Due storie quelle di Luca Rizzi e Lara Bernava che rischiano di non essere le sole

UDINE. Si abbassano le prime serrande in città a causa del lockdown. Quando la fase 2 comincerà, le porte del bar “Beethoven” di piazza Primo Maggio e dell’osteria “dal Barbe” di vicolo Gorgo resteranno chiuse.
Diverse le ragioni che hanno spinto i due gestori, Lara Bernava e Luca Rizzi, a prendere questa strada, con l’emergenza coronavirus che è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il Beethoven lavorava soprattutto con gli studenti, dello Stellini e universitari.

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Con la chiusura delle scuole gli incassi sono crollati e il lockdown ha inferto il colpo di grazia. La licenza del locale è stata messa in vendita con un post su Facebook: il prezzo scelto da Bernava è di 30 mila euro.

Una notizia che ha fatto il giro della città, con decine di persone che hanno manifestato la loro vicinanza alla titolare: «Forse non è ancora chiaro che io non sto mollando – scrive su Facebook –. Sto lottando per la sopravvivenza! Non ho ricevuto un bar dalla famiglia ma ho fatto tutto da sola. Ho lavorato per oltre 15 anni mettendomi in gioco e rischiando tutti i miei risparmi. Dopo più di 11 anni di mio amato Beethoven non ho più quel tempo e quella liquidità economica indispensabili per continuare. Se volete davvero aiutarmi – chiarisce rivolgendosi alla sua clientela – condividete il mio post e aiutatemi a trovare un acquirente che a un buon prezzo si porti via un ottimo bar».

Consumi crollati: a marzo -75,7% per abbigliamento, ristoranti e bar
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Se Bernava è ormai stremata dalla situazione venutasi a creare, “svuotata” dalle difficoltà sempre crescenti nel portare avanti un’attività economica, Rizzi si trova in una situazione un po’ diversa. «Ero già in accordo con la proprietà di uscire a settembre per andare in uno spazio più ampio – racconta –. Avrei atteso Friuli Doc e poi mi sarei spostato. Poi è arrivato il coronavirus e nell’incertezza in cui ci troviamo ho preferito anticipare la chiusura».

“Dal Barbe” non dispone di grandi spazi e anche per questo Rizzi è preoccupato dalle prescrizioni per la fase 2: «Se tenere aperto il locale aveva un costo, figuriamoci quando dovranno essere rispettate le misure del distanziamento».

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Nel frattempo la trattativa per il nuovo bar è saltata e così Rizzi si ritrova con un mestiere in mano («ho sempre lavorato in centro»), ma senza un posto di lavoro. «La voglia di ripartire c’è – assicura –, ma non ho alcuna intenzione di andare incontro a un fallimento. Voglio ripartire giocandomi le mie carte, senza l’assillo di limitazioni che “dal Barbe”, a causa dello spazio limitato, non mi permetterebbero di svolgere al meglio la mia attività». Due storie che il coronavirus ha fatto emergere, con la sensazione che, purtroppo, non si tratterà di casi isolati.

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