Coronavirus, in Fvg attivi 86 focolai: per 65 positivi non c’è tracciabilità

UDINE. L’effetto movida e happy our doveva ancora dispiegare i suoi effetti e per larga parte degli italiani le vacanze erano solo in fase di programmazione quando nella settimana tra il 29 giugno e il 5 luglio in Friuli Venezia Giulia si contavano appena 1,73 casi di Covid ogni 100 mila abitanti, secondo i dati del Ministero della salute rielaborati da Fadoi, la Federazione dei medici internisti ospedalieri che hanno trattato il 70% dei ricoverati Covid. Dopo il grande rilassamento estivo nella settimana dal 14 al 20 settembre l’incidenza dei casi sulla popolazione è salita a 34,09. A sua volta in questo arco di tempo l’indice di contagiosità, il famoso R con t è salito da 0,74 a 0,9, ancora sotto la soglia di sicurezza che è uno.
I focolai attivi a inizio estate erano 7, ora sono ben 86, dei quali 30 quelli che hanno cominciato a sprigionare scintille nell’ultima settimana. E si aggiunga il fattore popolazione “fragile”, in Friuli Venezia Giulia il 26% degli abitanti è over 65 anni, e di questi il 39% con una o più malattie croniche e il 20% con due o più malattie croniche.
In attesa di capire quanto possa incidere la riapertura delle scuole sull’andamento dell’epidemia una delle armi più efficaci per arginare la diffusione del virus resta il contact tracing. Nonostante il forte aumento dei casi e quindi dei contatti da tracciare e isolare per ciascun nuovo positivo, i “cacciatori di virus” delle Asl addetti al contact tracing sono riusciti a far partire il tracciamento dei contatti a rischio nel 100% dei casi. E questo con solo 0,8 addetti al tracciamento per 10mila abitanti, dotazione sotto lo standard minimo di riferimento che è di uno. Il rovescio della medaglia è che per 65 positivi accertati sui 175 della settimana non si è riusciti a risalire all’origine del contagio. «Ed è un bel problema – spiega Antonio Miglietta, medico infettivologo, responsabile del servizio epidemiologia della Asl Roma 2 - perché questo significa lasciare in circolazione persone contagiose che non sanno di esserlo. Però non è colpa nostra, ma di chi non rispetta le regole. Come fai a rintracciare i contatti di chi espone tutti a rischio perché non indossa mai la mascherina e non rispetta nessune delle regole basilari»?
«In Friuli Venezia Giulia – spiega Federico Silvestri, presidente Fadoi regionale - il numero dei casi positivi è molto piccolo. Nella maggior parte si tratta di casi di importazione, soprattutto causati dal ritorno delle badanti dall’est Europa o da conterranei recatisi in ferie nella ex-Jugoslavia. Vi è un unico focolaio in una casa di riposo in provincia di Pordenone, che pare sia stato comunque contenuto. La situazione epidemiologica pare sia sotto controllo e ormai da tempo l’attività clinica è ripresa normalmente sia per i pazienti ambulatoriali che in ambito di ricovero. I ricoverati sono tuttavia in aumento, ma sono quantificabili in poche decine, mentre i ricoverati in terapia intensiva sono sei. Ci si sta preparando per l’ondata autunnale con un aumento dei posti letto di Medicina interna». —
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