Coronavirus, la denuncia di un farmacista: «Troppi positivi in giro, escono con una serenità disarmante»

UDINE. «Ci sono persone positive o in quarantena fiduciaria che escono di casa come nulla fosse per venire in farmacia. Purtroppo manca ancora una coscienza collettiva sulla pandemia e sui rischi del contagio».
La denuncia arriva da Ferruccio Sartori della farmacia San Marco di viale Volontari della Libertà. «Purtroppo c’è ancora chi, non essendo sintomatico al Covid – spiega – fatica a rendersi conto del pericolo che pouò creare. Capita spesso che in farmacia si presentino persone con un famigliare positivo, magari un convivente, dimostrando una serenità disarmante per questa loro azione irresponsabile».
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Sartori ci tiene a sollevare il problema non tanto per gli operatori che lavorano alla San Marco («sono ben protetti e separati dal pubblico, non corrono rischi»), quanto per le persone che potrebbero entrare in contatto con questi sconsiderati.
«Alcune di queste persone, magari asintomatiche, magari positive senza ancora saperlo vivendo fianco a fianco con un contagiato – prosegue il farmacista – hanno mai pensato che la signora in attesa davanti a loro possa essere un’anziana politerapica a rischio di riportare gravi conseguenze per la sua salute in seguito al contatto con il virus? Uscire quando si è in quarantena, oltre a essere un reato, è un atto immorale che può mettere a repentaglio la vita delle persone».
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Negli ultimi mesi si è parlato spesso dell’irresponsabilità dei più giovani verso il virus, ma anche i cosiddetti adulti (persone compresa nella fascia tra 40 e 60 anni) non scherzano in quanto a superficialità nel rispetto delle regole anti-contagio: «In molti, dopo la prima ondata – evidenzia – hanno pensato si trattasse di un virus lontano, non così pericoloso. Oggi le cose sono diverse, e quanto accaduto qualche giorno fa al pronto soccorso lo dimostra. Se anche una parte dell’ospedale è andato in crisi, ci sarà un motivo? Non siamo più a marzo, questa seconda ondata sta avendo conseguenze pesanti anche in Friuli, quindi tutti sono chiamati alla massima responsabilità, non solo i ragazzi, anche gli adulti e gli anziani».
Sartori chiude con un pizzico di amarezza la sua riflessione: «Durante la prima fase dell’emergenza – ricorda – si susseguivano le iniziative di volontariato a sostegno di chi era costretto a restare a casa: oggi di gran parte di questi volontari non c’è più traccia. È un peccato, perché chi deve restare in quarantena non può essere abbandonato ma va sostenuto. Mi sembra stia un po’venendo meno quella rete di solidarietà che aveva caratterizzato i primi mesi dell’emergenza».
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