Coronavirus, parla il capo della task force Fvg: «Il Covid19 sotto controllo, ma fate attenzione durante l'estate»

Proprio ora, mentre in Friuli Venezia Giulia stiamo per vedere la luce in fondo a un tunnel che ci imprigiona da tre mesi, si presenta un nuovo e concreto pericolo di contagi da coronavirus che costringe gli esperti a restare con la guardia alta

Proprio ora, mentre in Friuli Venezia Giulia stiamo per vedere la luce in fondo a un tunnel che ci imprigiona da tre mesi, si presenta un nuovo e concreto pericolo di contagi da coronavirus che costringe gli esperti a restare con la guardia alta. Il pericolo si chiama estate, con tutte le incognite che può riservare un nuovo periodo di libertà e l’arrivo in regione di persone provenienti da tutta Italia. Lo sa benissimo la task force della Regione guidata dal professor Fabio Barbone, epidemiologo, direttore scientifico del Burlo Garofolo e docente di Igiene e sanità all’università di Udine.

CORONAVIRUS, I DATI

Professore, sta arrivando l’estate: la libertà di movimento fra regioni e l’arrivo dei turisti italiani e stranieri costituisce un pericolo per la ripresa dei contagi del coronavirus?
«Siamo preoccupati. C’è un grande bisogno di attenzione e di un capillare lavoro di prevenzione. Arriveranno persone da altre regioni che potrebbero essere infette».

Come intendete attuare la prevenzione? Potrebbero esserci anche controlli a campione con tamponi nelle località turistiche?
«La situazione è complessa. Stiamo lavorando a un programma di sorveglianza con tamponi-sentinella. Prevediamo di monitorare con la massima attenzione anche i prossimi dodici mesi».

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Quali consigli si possono dare allora a chi andrà in vacanza?
«Tutti devono essere molto prudenti e adottare ogni precauzione. Nei giorni scorsi ci siamo confrontati con il presidente Fedriga e abbiamo deciso che era possibile togliere l’obbligo della mascherina in certe condizioni, ossia quando si è all’aperto e a distanza dalle altre persone. Quando ci troviamo a distanza ravvicinata e per più di dieci minuti sappiamo però che la mascherina va indossata. E così deve essere anche in estate. Bisogna continuare a lavare le mani con regolarità, portare la mascherina nei luoghi chiusi. Tutte precauzioni che conosciamo. Non bisogna abbassare la guardia».

PER APPROFONDIRE:

In effetti le regole imposte nel lockdown hanno funzionato bene in Friuli Venezia Giulia.
«Devo dire che in questo momento i dati sono al minimo».

Ma ora che i nuovi contagi sono ridotti a poche unità al giorno o addirittura a zero, con quale criterio scegliete chi sottoporre a tampone? Ogni giorno le autorità sanitarie della regione ne eseguono alcune centinaia: domenica sono stati 1.335, per esempio.

«Eseguiamo gli esami innanzitutto su chi è ancora positivo o chi è in contatto con i malati. Poi un gran numero di tamponi viene eseguito su chi lavora nelle comunità chiuse, come ospedali, distretti sanitari, case di riposo, carceri, conventi così come su chi è ospite di queste comunità. Per quanto riguarda invece la “polazione generale”, così come viene chiamata tecnicamente, c’è un piano per il futuro che prevede uno screening di “sorveglianza-sentinella”».

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E quante persone si occupano di questo piano di monitoraggio?
«Dall’inizio di maggio c’è una squadra che lavora appositamente per seguire e registrare questi indicatori che in totale sono 21 e su cui bisogna periodicamente inviare un report al ministero della Salute. Ora ci sono 78 persone che lavorano al tracciamento dei contatti, 71 ai prelievi, mentre 119 conducono indagini epidemiologiche. In tutto sono 268 addetti».



E quanti sono ancora i punti critici in Friuli Venezia Giulia?

«Noi li chiamiamo focolai e li individuiamo quando ci sono due o più casi collegati. Gli ultimi dati a nostra disposizione dicono che in regione ci sono 20 focolai attivi: 14 nell’Azienda Giuliano-Isontina, 2 nell’Azienda Friuli Centrale, 4 nell’Azienda Friuli Occidentale. Si estinguono solo 14 giorni dopo che l’ultimo componente risulta negativo».


I tamponi sono lo strumento fondamentale per lottare contro il virus. Ma in quanto tempo dopo i prelievi i laboratori riescono a dare una risposta?

«In questi mesi ci sono stati tempi diversi. Alcuni ridotti, altri purtroppo più lunghi. Tutto è dipeso dalla disponibilità dei reagenti. Adesso le cose sono cambiate, tutto funziona con maggiore rapidità. Possiamo dire che si va da un minimo di due ore a un massimo di 36 ore».
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