Coronavirus, siamo stati i primi a chiudere e saremo gli ultimi a riaprire

La ripresa sarà lenta e confusa, in linea con lo stile italiano del sopravvivere arrangiandosi, contemplando le regole rigide ma anche il loro contrario, imponendo norme stringenti che a distanza di pochi chilometri sfumano

La ripresa sarà lenta e confusa, in linea con lo stile italiano del sopravvivere arrangiandosi, contemplando le regole rigide ma anche il loro contrario, imponendo norme stringenti che a distanza di pochi chilometri sfumano.

Basta tener presente che andiamo avanti a suon di comitati di esperti: per l’esattezza le task force sono 15 per un totale di 448 saggi. Per non parlare dei comitati e dei tavoli. Eppure, ci sembrava fossero vietati gli assembramenti.E se secondo Openpolis, che li ha contati, sono 212 gli atti nazionali, la cifra si moltiplica quando si aggiungono i provvedimenti regionali e comunali.

La catena decisionale ha bisogno di un ordine, soprattutto in vista di una prossima riapertura. La paura delle nuove povertà, di soffrire, di perdere il lavoro e lo status, il timore nei confronti dell’incerto futuro si stanno sostituendo alla paura del contagio, diventando forse persino più pericolose, accendendo gli animi e offuscando la ragione.

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Alla fatidica data del 4 maggio, alla quale diamo notevole importanza, un nuovo capodanno di rinascita, mancano ancora alcuni giorni inframmezzati da un paio di festività: il 25 aprile e il primo maggio. Sarebbero stati ponti sfruttati bene in altri momenti.

Lo spazio temporale che ci separa potrebbe aiutare a trovare le soluzioni e le regole condivise e uguali nel paese. Agli anziani va detto come e quando potranno uscire di casa, se ci saranno delle fasce protette, degli orari stabiliti. Anche a quale età si diventa anziani. L’idea di lasciare in isolamento più a lungo degli altri chi è in là con gli anni preoccupa per le ripercussioni sul loro benessere psicofisico cui la condizione di solitudine e isolamento non giova.

La misura sarebbe inoltre di difficilissima applicazione e non basterebbe comunque a impedire un contagio che spesso avviene all’interno delle stesse famiglie.

Serve piuttosto un piano molto articolato e ben organizzato basato su controlli a tappeto, prevenzione, innovazione, medicina del territorio. C’è bisogno di normalità, di riprendere a lavorare. E pure di affrontare il tema della scuola come fosse un argomento fondamentale e non secondario. Per le famiglie non lo è.

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha parlato di esami di maturità e di voti politici annunciando un “tutti promossi” e togliendo un po’ d’impegno ai ragazzi chiusi in casa che si sentivano già in vacanza, deresponsabilizzandoli.

Le famiglie sono state messe di fronte alle loro capacità economiche, alle difficoltà di potersi o meno collegare al web per far seguire le lezioni ai figli – impossibile per molti nuclei avere la disponibilità di più computer – costringendo i ragazzi a rimanere collegati per ore da uno smartphone. Anche in questo caso, non nelle possibilità di tutti.

Ai bambini e agli adolescenti, per i quali è necessario convivere e socializzare tante ore della giornata con i coetanei, va fatto capire se a settembre torneranno sui banchi, se durante le giornate calde potranno giocare con gli amici. E l’esame di maturità? Ogni giorno un’idea nuova.

Un altro problema sono le famiglie con bimbi piccoli. Che fanno una mamma e un papà che tornano al lavoro mentre gli asili e le scuole primarie sono ancora chiusi? I nonni sono sempre il salvagente? E chi non li ha da poter impegnare come nonni-sitter? Senza contare che chi – di questi tempi – trova una baby sitter deve pure pagarsela e non sempre i conti di economia domestica quadrano. Una situazione che vede una crescente difficoltà per milioni di famiglie. Detto così sembra che la scuola sia un parcheggio. Contemplare le esigenze familiari e quelle di lavoro non è immediato. Né avverrà durante l’estate, quando è prevedibile che i centri estivi pubblici o privati resteranno chiusi per non incorrere in rischi e le famiglie di nuovo si troveranno alle prese con una gestione familiare che imporrà la corsa a ostacoli.

L’economia e la finanza che reggono il sistema, la scuola che ci fa guardare al futuro, gli anziani che sono parte fragile della società attendono risposte.

Se è vero che siamo partiti per primi con il lockdown, tanto che ci avevano indicati per un breve momento come esempio, di questo passo rischiamo di essere gli ultimi a rivedere la luce.

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