Corruzione, raffica di arresti a Venezia. Coinvolto anche un friulano

L’inchiesta ha portato all’emissione di quattordici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari. Tra i fermati c'è anche l'imprenditore di Buttrio Pietro Schneider e Massimo Nicchinello, ex tenente colonnello in servizio a Udine

VENEZIA. Quattordici ordinanze di custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari per vicende legate a corruzione sono state eseguite dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Venezia.

Il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi sull'operazione della Gdf


I provvedimenti riguardano persone legate al mondo dell'imprenditoria, dirigenti e funzionari pubblici, professionisti e dirigenti di aziende private.

Tra le persone raggiunte dal provvedimento c’è anche l’impreditore friulano Pietro Schneider. Un altro corregionale coinvolto è Christian David, nato a Grado e residente a Monfalcone.

Schneider, 67 anni, opera nel settore metalmeccanico, delle costruzioni e lavorazioni meccaniche. Da quanto si è appreso, sarebbe coinvolto in relazione a un singolo episodio.

Tra gli arrestati: Elio BorrelliChristian David e Massimo Esposito (Agenzia delle Entrate), due ufficiali della Guardia di Finanza, Vincenzo Corrado e Massimo Nicchinello, un giudice tributario della Commissione regionale, Cesare Rindone, due commercialisti di Treviso e Chioggia, Tiziana Mesirca e Augusto Sartore. E ancora: Paolo Maria Baggio, Aldo Bison, Fabio Bison, Lara Bison, Giuseppe Milone, Pietro Schneider, Paolo Tagnin, Albino Zatachetto.

Come riporta Repubblica Palermo, Massimo Nicchinello, in Sicilia da dieci mesi, avrebbe ricevuto somme di denaro e costosi regali in cambio di grossi sconti nelle sanzioni previste per evasioni fiscali. I fatti contestati riguardano il periodo in cui Nicchiniello prestava servizio a Udine.

Le indagini, coordinate dalla procura lagunare, hanno riguardato, secondo quanto si è appreso, una serie di episodi legati a presunti accomodamenti di irregolarità fiscali. Coinvolti nell'operazione delle fiamme gialle, in esecuzione di ordinanze emesse dal gip di Venezia, in particolare persone legate al mondo imprenditoriale in Veneto, specie tra Venezia e Verona, e dirigenti pubblici. Le indagini però si sono estese anche in altre regioni, come la Sicilia.

«L'Agenzia delle Entrate sta coadiuvando l'Autorità giudiziaria, alla quale va il ringraziamento per l'attività d'indagine posta in essere, che ha portato all'arresto di due dipendenti e di un altro in pensione, per i quali si ipotizza il reato di corruzione».

Lo afferma in una nota l'Agenzia delle Entrate in merito all'inchiesta su corruzione a Venezia che ha visto coinvolti due tenenti colonnello della Guardia di finanza, tre dirigenti dell'Agenzia delle Entrate ed un giudice tributario della Commissione regionale.

Alberto Reda, comandante provincale della Guardia di Finanza

«Pur nella speranza che possano dimostrare la propria innocenza - prosegue la nota -, l'Agenzia delle entrate ha provveduto all'immediata sospensione dei dipendenti coinvolti nell'inchiesta ancora in servizio».

Un gesto voluto, conclude la nota «al fine di tutelare la dignità delle lavoratrici e dei lavoratori che operano onestamente e scrupolosamente, nonché al fine di garantire l'immagine dell'Agenzia delle entrate e l'indispensabile rapporto di fiducia che i contribuenti devono poter avere con essa, saranno avviate tutte le misure sanzionatorie e risarcitorie».

Nelle carte spunta anche Cattolica Assicurazioni di Verona, per un accomodamento su una pendenza fiscale di 8,8 milioni di euro diventati alla fine 2,6; 'accordò che avrebbe visto coinvolti per Cattolica Albino Zatachetto, ex dirigente, e Giuseppe Milone (entrambi indagati) e come corruttori il colonnello Corrado e Christian David (Entrate), che avrebbero avuto due Rolex del valore totale di 20mila euro, e il giudice Rindone.

«È triste che alti funzionari abbiano falsato il rapporto tra Stato e cittadini in cambio di denaro, favori, regali e assunzioni: è un momento doloroso» ha detto Cherchi, appena insediatosi al vertice della Procura di Venezia. «Il quadro che emerge, suffragato dall'ordinanza del Gip - ha aggiunto - mostra un rapporto amicale collaudato tra i vari soggetti con casi di corruzione che sono solo la punta di un iceberg».

L'inchiesta, durata oltre due anni con intercettazioni, pedinamenti e incroci di dati, ha portato alle accuse, a vario titolo, di corruzione, accesso abusivo a materiale informatico e violazione di segreto d'ufficio.

Tra i casi macroscopi di "sconti" fiscali dietro corruzione, quello di un imprenditore edile di Chioggia che accettata la corruzione ha visto la richieste del Fisco passasse da 41 milioni di euro di sanzione a 8 milioni. C'erano poi altri modi per alleggerire il conto con l'Erario; allo stesso imprenditore la notifica, ad esempio, veniva fatta giungere in ritardo, consentendogli di incassare Iva per 600mila euro.

Molti altri gli episodi corruttivi contestati dalla Procura: due funzionai dell'Agenzia si sarebbero fatti consegnare 50mila euro per "accomodare" un accertamento tributario.

Nel caso di due società di Venezia, una immobiliare e una di trasporti, una mazzetta da 40mila euro avrebbe avrebbe permesso di abbassare una sanzione da 13 milioni di euro a 3,7 milioni.

Infine, sempre il colonnello Nicchiniello, all'epoca in servizio alla Tributaria di Udine, e il colonnello Corrado, avrebbero "accomodato" - a detta degli inquirenti - la verifica nella Burimec spa di Buttrio in cambio di alcune cene in ristoranti di lusso e dell'assunzione del figlio di Corrado nella stessa azienda.

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