Cosa ne sarà del Carnera?
UDINE. L’inevitabile è arrivato. Prima di quanto pensassimo. In Italia il basket è in crisi di risultati, il campionato di serie A è imbottito di stranieri, la Nazionale non decolla, ma la palla a spicchi è in crescita di tesserati e spettatori.
Logico che un mecenate come Alessandro Pedone (quello sport va avanti così), innamoratosi del basket 5-6 anni fa, prima o poi si guardasse intorno per provare a costruire un altro palasport più grande e soddisfare così la fame di pallacanestro dei friulani.
Il piano è di dotare la città di un palazzetto da 7 mila posti, con costi di gestione abbordabili, grazie alla geotermia e altre diavolerie, polifunzionale e capace così di generare reddito non solo grazie alle partite, ma a concerti, convegni e altro.
Un impianto al passo con i tempi, degno d’una città come Udine. Il piano è anche una polizza per i tifosi: in A1, deroghe a parte, si potrà giocare solo in impianti con più di 5 mila posti. Ergo: la Gsa vuole salire al piano di sopra.
In coda il veleno: perché il Comune, anziché avventurarsi in una inutile e raffazzonata sistemazione del Carnera non ci ha pensato prima?
Quasi 5 milioni sono stati buttati e ora il glorioso palasport, con le sue (orrende) poltroncine colorate, rischia l’incubo cattedrale nel deserto. Nessuno vorrà gestirlo: per “aprirlo” serviranno circa 400 mila euro l’anno: una follia.
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