Così il giovane Tiepolo scoprì la luce partendo da Udine

E' Udine la città che segnala la trasformazione di Giambattista Tiepolo, il pittore veneziano, nato nel 1696 e conosciuto in tutto il mondo per il suo talento.

E' Udine la città che segnala la trasformazione. Stiamo parlando di Giambattista Tiepolo, il pittore veneziano, nato nel 1696 e conosciuto in tutto il mondo per il suo talento, che diventa artista "maturo" proprio qui, nel Palazzo Patriarcale, con gli affreschi eseguiti tra il 1726 e il 1729. Ecco perché i Civici Musei diretti da Marco Biscione dedicano al pittore un'importante mostra, Il giovane Tiepolo. La scoperta della luce, che racconta gli anni dell'apprendistato e della giovinezza: quelli dell'abbandono di una letteraria "linea d'ombra" per l'originale consapevolezza di luci, soggetti e colori che lo renderanno famoso già in vita. Il punto di vista è davvero coinvolgente: l'uso della luce nelle opere e nel pensiero di un grande trasformatore visivo come Tiepolo, in tempi in cui la scienza ottica dava alla storia l'interpretazione matematica di Newton e della "sua" luce bianca. Gli anni in questione iniziano, a detta delle fonti coeve come Vincenzo da Canal (1732), «con il ciclo degli Apostoli», realizzato a Venezia nella Chiesa dell'Ospedaletto (1715/1716).

Trentatré le opere, tra grandi tele e disegni, esposte nel Salone del Parlamento in Castello, da sabato 4 giugno al 4 dicembre 2011. Domani l’inaugurazione ufficiale, alle 18. L'occasione è fondamentale, anche per i meno esperti, per incontrare capolavori spesso inediti. Sia perché appartengono a collezionisti privati, come “Rea Silvia ammonita da Amulio davanti al tempio di Vesta” (fortunato il proprietario), sia perché la loro attuale posizione, come per le tele della Chiesa dell'Ospedaletto a Venezia, impedisce, con i dodici metri di altezza, quella visione più personale e attenta che l'occasione udinese ci consente finalmente di fare.

«Per di più - aggiunge la conservatrice Vania Gransinich, che con il professore Giuseppe Pavanello, uno dei massimi esperti, ne ha curato l'esposizione - è la prima volta che queste tele sono esposte dopo il restauro. Un incendio, un anno fa, le aveva rovinate affumicandole. Noi ne vedremo tre, "Apostolo Giovanni", "Apostolo Tommaso" e il più tardo "Sacrificio d'Isacco" (1724). Cambia certo la prospettiva, potendole osservare da vicino, ma ne acquista la visibilità».

Trentatrè dunque le opere che racconteranno la storia del "celebre pittor Tiepolo", come già nel 1726 veniva chiamato dalle illustri fonti, e ci mostreranno il suo essere «tutto spirito e foco» attraverso l'originale percorso artistico che ha come tema quello della luce (... in sintonia con la Biennale d'arte veneziana appena inaugurata, dal titolo "Illuminazioni"). «I prestiti sono eccezionali - prosegue la curatrice -. E mi riferisco al Louvre, ai cinque dipinti delle Gallerie dell'Accademia a Venezia, museo ancora in restauro, motivo per cui osservare il “Ratto d'Europa” e “Diana e Atteone” diventa un evento».

Gli arrivi, proseguiamo con orgoglio, giungono anche dalla Pinacoteca di Brera a Milano, da Ca' Rezzonico e dalla Chiesa di San Stae a Venezia. Ci sarà, esposto in solitaria come un importante luminoso gioiello,"Il trionfo di Aureliano", tela dalla dimensioni monumentali - più di quattro metri di larghezza - che proviene dalle Gallerie Sabaude di Torino e, dato che Palazzo Carignano che le contiene sta per entrare in una lunga fase di restauro, chissà che questo dipinto non continui a rimanere udinese ancora per un po', dopo dicembre, a mostra conclusa.

L'allestimento, a cura di Francesco Messina, prevede nel Salone del Parlamento un andamento cronologico delle opere, con l'opportuna decisione di obbligare a una piacevole "ouverture". Si entrerà infatti dalla Pinacoteca, nella sua parte medievale, per suggerire al visitatore l'ingresso dentro le collezioni permanenti dei Civici Musei. «Nessuno è profeta in patria», come spesso si dice, ma le collezioni sono importanti e vanno valorizzate. Il giovane Tiepolo. La scoperta della luce è un'esposizione che ha alle spalle la preparazione svolta in più di dodici mesi e un comitato scientifico internazionale, il più prestigioso intorno all'esegesi dell'opera tiepolesca, e lo nominiamo: Svetlana Alpers, William L. Barcham, Linda Borean, Caterina Furlan, Peter O. Kruckmann, Catherine Whisler.

«William L. Barcham, accademico di New York, insieme all'italiano Filippo Pedrocco, direttore di Ca' Rezzonico, è attualmente il massimo esperto dell'opera del Tiepolo - racconta Vania Gransinich - e sarà a Udine come protagonista di una brillante conversazione sulla riscoperta della fase giovanile dell'artista». La segnaliamo: sabato 4 giugno, ore 18, nella corte di Palazzo Morpurgo.

Vincenzo da Canal del Tiepolo scriveva: «E’ un giovane, al quale nulla manca in questa sua età né di franchezza, né di colorito, né di nuova invenzione, avendo uno spirito sì franco e pittoresco in ogni lavoro, che dà gelosia a quanti pittori possono lavorare col più buon gusto moderno». E, come sostiene il professor Giuseppe Pavanello, direttore dell'Istituto di Storia dell'arte della Fondazione Cini a Venezia e professore ordinario di Storia dell'arte moderna a Trieste, «la giovinezza di un artista è diventata, e non da ora, argomento da investigare». Dopo Tintoretto e Canaletto, parlando di nuovi acquisizioni, ecco il Tiepolo. Pavanello dedica il suo testo a Silvia de Vito Battaglia, studiosa romana che già nel 1934 affermava con coraggio e competenza che il ciclo degli Apostoli dei soprarchi della chiesa dell'Ospedaletto a Venezia era stato dipinto dal Tiepolo. Nonostante il cognome, la battaglia fu persa. Vinse la tesi dell'allora potente Rodolfo Pallucchini, che li attribuì facilmente a un allora sconosciuto pittore, Francesco Polazzo. Ci vollero molti anni prima che l'intuizione della de Vito Battaglia diventasse "generalmente accolta". Ci associamo al professor Pavanello, in ricordo di chi possiede una giusta verità che diventa tale troppo tardi per festeggiarla.

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