Cospalat, dossier Nas inchioda Zampa che resta in carcere
UDINE. Renato Zampa, presidente Consorzio Cospalat Fvg coinvolto nell’inchiesta sulla frode in commercio e il latte con valori di aflatossine superiori ai limiti di legge, resta in carcere. Lo ha deciso oggi il Gip del tribunale di Udine Francesco Florit che, dopo l’interrogatorio di garanzia tenutosi lunedì, ha rigettato la richiesta di revoca avanzata dalla difesa di Zampa.
«Siamo fiduciosi - commenta il suo avvocato, Cesare Tapparo, che si prepara a discutere il Riesame - Il gip motiva il rigetto dicendo che l’istanza è prematura, anche perchè non sono stati ancora ultimati gli interrogatori degli altri indagati». Tre di loro, la segretaria Stefania Botto e le due socie del laboratorio Microlab di Amaro - Gabriella Mainardis e Cinzia Bulfon - sono state interrogate oggi ma si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Domani sarà la volta di Paola Binutti, consulente esterna e dell’autista Dragan Stepanovic. Ieri Zampa si è dimesso da presidente del consorzio, come hanno già fatto i membri del direttivo che sono indagati. «Una decisione - spiega Tapparo - presa per far emergere la verità, convinto di aver operato sempre per il miglioramento qualitativo e dei parametri di controllo del prodotto».
Per motivare il parere negativo alla richiesta di revoca delle misure cautelari, il pubblico ministero Marco Panzeri, titolare dell’indagine, aveva inviato al Gip Francesco Florit un dossier dei Nas di Udine che, punto per punto, mirava a “smontare” il quadro tratteggiato da Zampa nel corso dell’interrogatorio.
Secondo l’accusa insomma, poco importa se le analisi che hanno evidenziato i superamenti del limite di concentrazione della aflatossina non erano quelle obbligatorie, ma quelle volute a livello consortile da Cospalat.
Una volta accertato lo sforamento, quel latte, considerato dalla legge tossico e potenzialmente nocivo per la salute, doveva essere distrutto o, meglio, smaltito. Non solo. Cospalat avrebbe dovuto anche informare l’Azienda sanitaria di quei superamenti e sospendere la produzione “contaminata”.
Tutte cose che Zampa (chiamato a rispondere delle ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, adulterazione di sostanze alimentari e commercio di sostanze alimentari nocive) sapeva bene. Nella sua qualità di presidente, quasi una sorta di padre-padrone del consorzio - sostengono gli investigatori, forti di un numero ragguardevole di intercettazioni - era proprio lui a gestire e coordinare il traffico illecito.
Un traffico che la Guardia di Finanza ha ricostruito prima attraverso le telefonate e le intercettazioni ambientali raccolte per diversi mesi e poi con una serie di controlli che hanno portato a sequestrare mille forme di formaggio.
La scorsa settimana infine è scattato il blitz con più di ottanta perquisizioni che hanno portato al sequestro di computer e documenti che gli uomini delle Fiamme gialle stanno ancora analizzando, ma che dai primi riscontri sembrano confermare il meccanismo del traffico illecito di cui facevano parte anche 17 allevatori del consorzio, tutti a conoscenza del fatto che sulla tavola degli italiani finiva anche latte tossico.
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