Cospalat, Zampa dal pm: altre 5 ore di spiegazioni
UDINE. Quasi cinque ore di chiarimenti. Tanto è durato il secondo interrogatorio di Renato Zampa, l’ex presidente del Consorzio Cospalat arrestato dai carabinieri del Nas il 21 giugno, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio, l’adulterazione di sostanze alimentari e il commercio di sostanze nocive.
Passato ai domiciliari dopo 13 giorni di carcere, era stato proprio lui a chiedere al pm Marco Panzeri, titolare dell’inchiesta, di essere sentito ancora una volta - la terza, se si considera anche l’interrogatorio di garanzia davanti al gip -, per precisare ulteriormente alcuni dei passaggi del poderoso capo d’imputazione e della ancor più articolata ordinanza, con la quale il giudice Roberto Venditti aveva disposto misure cautelari per lui e per altri sei indagati.
Particolari nuovi. «Abbiamo dato altre indicazioni al magistrato. Nei prossimi giorni ci saranno degli sviluppi e nuove cose da verificare». Di più, all’uscita dalla Procura, l’avvocato Cesare Tapparo non dice. Al fianco di Zampa con la collega Maddalena Aldegheri, del foro di Verona, il difensore sceglie dunque la via del “no comment”, rimandando dichiarazioni e particolari a un secondo momento. Bocche cucite anche da parte degli inquirenti. Al confronto erano presenti anche due dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità che stanno conducendo le indagini.
Una mano agli allevatori. A quanto appreso, comunque, Zampa avrebbe conservato la linea di sempre: collaborativo e disponibile a parlare e ripercorrere una per una le tappe della vicenda - scandita dalle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte dal giugno al novembre 2012 - e irremovibile nel respingere in toto le accuse relative alla commercializzazione del Montasio prodotto con latte proveniente da allevamenti non conformi e nel ricalibrare quelle sullo sforamento del livello massimo di aflatossina.
«Le analisi di massa, ossia quelle obbligatorie - aveva già affermato nel precedente interrogatorio - sono sempre risultate conformi. Idem dicasi per le analisi di scarico, effettuate dai clienti finali del prodotto: caseifici e latterie».
Zampa, che - sempre stando alle poche notizie filtrate - non avrebbe fatto alcuna ammissione, nemmeno parziale, rispetto alle accuse contestategli, ha inoltre escluso di avere mai guadagnato alcunchè dall’annullamento e dalla ripetizione delle analisi in regime di autocontrollo. Cioè da quello che è diventato il nocciolo dell’inchiesta: la presunta partenza dal Consorzio di Pagnacco di autocisterne con quote di latte “tossico”, ossia con valori di aflatossina M1 superiori al consentito. La sua unica preoccupazione - ha ribadito al magistrato - era di salvaguardare le aziende consorziate e continuare a garantire lavoro ai loro allevatori.
Il calendario degli indagati. In attesa di conoscere le prossime mosse della difesa - pare non sia stata avanzata un’ulteriore istanza di revoca della misura -, oggi gli interrogatori proseguiranno davanti ai carabinieri del Nas con Gabriella Mainardis, socia, con Cinzia Bulfon, del laboratorio Microlab di Amaro. Difese entrambe dall’avvocato Roberto Mete, hanno già ottenuto dal gip l’attenuazione della misura dei domiciliari nel solo obbligo di presentazione alla Pg. Poi, a partire da domani, si passerà agli altri 17 indagati, tutti ex soci e, in parte, ex consiglieri della Cospalat, e tutti assistiti dallo stesso avvocato Tapparo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto