Covid: tracciamenti saltati, il silenzio del dipartimento prevenzione e persone “dimenticate” a casa

Tolmezzo 6 Aprile 2020. Coronavirus. Tamponi in auto. © Foto Petrussi
Tolmezzo 6 Aprile 2020. Coronavirus. Tamponi in auto. © Foto Petrussi

Il silenzio del dipartimento di prevenzione. Telefoni che suonano a vuoto. Mail mai lette. I contagi aumentano e il tracciamento è ormai saltato. Ecco una delle tante, simili, storie di questi giorni. La racconta l’udinese Barbara Masini.

Tutto inizia mercoledì 28 ottobre, il mio compagno rientra a casa nel primo pomeriggio e manifesta un malessere fisico con dolori alle articolazioni e mal di testa. Il dubbio si insinua nella mente: Covid. Era stato vicino a una persona risultata positiva e con sintomi piuttosto evidenti.

Giovedì mattina esegue un tampone privatamente al Città di Udine. Nell’attesa si isola in camera da letto per tutto il giorno fino alla mattina successiva per salvaguardare me e nostro figlio di 8 mesi.

Venerdì mattina l’esito: positivo. Dopo il responso decidiamo di metterci in quarantena fiduciaria per 10 giorni, e comunichiamo ai rispettivi medici la situazione. Io al mio medico di base , il mio compagno al suo, ed infine alla pediatra del nostro piccolo.

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Tutti si adoperano ad inviare la mail al dipartimento di prevenzione. Anzi il medico di base del mio compagno fa inviare la mail al paziente. Da quel venerdì 30 ottobre nessun contatto pervenuto dal dipartimento di prevenzione.

La fortuna vuole che, tutto sommato, i nostri sintomi sono gestibili e possiamo curarci a casa, anche se avremo gradito, in quanto doveroso, un contatto per il bambino che aveva avuto febbre tutta la mattina del venerdì, e magari nel dubbio di essere a contatto con un positivo, sarebbe stato utile sapere come comportarci. Avere qualche suggerimento.

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Rispettando i termini dell’isolamento, lunedì 9 novembre vogliamo fare un tampone. Aspettiamo invano la chiamata del centro di prevenzione o facciamo in autonomia pagando tra gli 82 e 90 euro a persona? Optiamo al momento per un appuntamento alla Casa di Cura, ma ci spiegano che il mio compagno non può effettuare il tampone a pagamento in quanto positivo e deve attendere la chiamata del dipartimento di prevenzione.

Cominciamo a chiamare il numero 0432/553264 che risulta operativo dalle 8.30 alle 14. Tutto inutile: nessuno risponde oppure cade la linea.

Proviamo a comporre un ulteriore numero dato dalla Protezione civile: ci rispondono e ci dicono di chiamare il primo numero. Ci dicono anche che la realtà è molto triste: sono indietro con migliaia di contatti. Ecco perché non nessuno ci cerca.

Il mio compagno decide, allora, di chiamare il medico curante per esporre alcuni dubbi e per concludere l’odissea. Risposta: da un controllo effettuato sul portale delle comunicazioni al dipartimento, il nostro caso in famiglia non é stato nemmeno preso in considerazione. Il positivo non é stato segnalato.

Quindi che si fa? Contiamo 10 giorni e poi liberi tutti?

Alla luce di quanto accaduto mi domando come si possa credere che il servizio sanitario funzioni, visto che ciò che sta accadendo a noi sicuramente sta coinvolgendo altri cittadini udinesi, e sono certa anche fuori regione.

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Come possiamo contare su un supporto per gestire la quarantena? In questo modo può essere solo fiduciaria perché non ci sono i presupposti per essere controllata. Inutile ci si lamenti, poi, degli ospedali pieni se le persone a casa sono abbandonate a se stesse.

È tutto molto grave e queste vanno dette, perché siamo in troppi nella medesima situazione. E se potessimo urlare sarebbe un grido di rabbia, perché per l’ennesima volta questa è l’Italia che non funziona.

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