Crac CoopCa, gli ex vertici: «Fatto di tutto per salvarla»

Esaminati due dei sedici imputati nel processo per bancarotta e truffa Delli Zotti (sindaco) e Veritti (direttore) hanno spiegato la logica delle operazioni

tolmezzo

Il mondo stava cambiando velocemente, il mercato era in subbuglio, la concorrenza sempre più agguerrita e la politica dei prezzi inadeguata a colmare il gap dei guadagni. Allora CoopCa, e cioè una realtà sociale per sua stessa natura impossibilitata ad affrontare le crisi con politiche di finanziamento o di riconvesrione, decise di tentare tutte le altre strade possibili: dall’alleanza con Cooperative operaie alla trasformazione dei punti vendita maggiormente in perdita in discount. È all’interno di questa cornice che hanno raccontato di essersi trovati e di avere operato i due imputati, dei sedici complessivamente a giudizio, che ieri hanno chiesto di essere esaminati nel processo in corso davanti al tribunale collegiale di Udine per i reati, contestati a vario titolo, di bancarotta fraudolenta e semplice, abusiva attività di raccolta del risparmio e truffa.

Prima Daniele Delli Zotti, chiamato a rispondere in qualità di allora sindaco e difeso dall’avvocato Marino Ferro, e poi Mauro Veritti, che di CoopCa era stato invece il direttore generale e difeso dall’avvocato Luca Ponti, hanno risposto alle domande del pm Elisa Calligaris, titolare del fascicolo, e di diversi degli avvocati che compongono il collegio difensivo, spiegando per filo e per segno cosa spinse gli organi di vertice ad assumere percorsi gestionali e intraprendere operazioni immobiliari che, in tesi accusatoria, finirono per perpetuare e coprire uno stato di dissesto evidente già dal 2010. A tutto discapito dei 3.236 soci finiti travolti dal fallimento, dichiarato dallo stesso tribunale di Udine nel 2016, e molti dei quali costituitisi parte civile nel procedimento.

Scelte dettate sempre da una programmazione volta a tentare qualsiasi strada alternativa alla chiusura, quindi, quelle rievocate dai due imputati in aula. Come quando si guardò al settore del discount, l’unico allora in grado di reggere la concorrenza, specie in una regione in cui la politica aveva puntato sulla moltiplicazione dei centri commerciali. Idem dicasi per la scommessa fatta sulla scontistica commerciale che poteva arrivare dai fornitori e da un acquisto sempre maggiore di prodotti e materiale. Da qui anche l’espansione in Veneto, per contrastare il crollo dei consumi, la riduzione del personale e l’idea di un centro unico di distribuzione - il Cedi, costruito ad Amaro fra il 2009 e il 2010 - che potesse contenere tutto e contribuire così ad abbattere i costi del trasporto. E da qui anche la costituzione di ImmobilCoopca, una srl con un’altra missione e con una struttura compatibile con uno sviluppo sul mercato.

Superata la pausa feriale di agosto, il processo riprenderà con l’udienza fissata dal presidente del collegio, Paolo Milocco (a latere, i colleghi Mauro Qualizza e Nicolò Gianesini), per il15 settembre. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto