Crac CoopCa, un anno e mezzo dopo l’80% del personale lavora
TOLMEZZO. Un anno fa i 626 dipendenti CoopCa erano disperati, il crac della storica azienda carnica era troppo recente e pochi riuscivano a vedere un futuro lavorativo. Oggi il vertice della più nota Cooperativa Carnica è indagato e buona parte dei dipendenti ha un’occupazione. Se si escludono i 148 lavoratori in mobilità fuori regione, risultano ancora iscritti nelle liste dei disoccupati 91 persone.
Il protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione e dalla società di lavoro interinale Umana, ha dato i suoi frutti. I risultati sono stati illustrati, ieri, nella sede della Regione, a Tolmezzo, dall’assessore regionale al Lavoro, Loredana Panariti.
«A un anno di distanza dal protocollo siglato per ricollocare i lavoratori dell’ex Cooperativa Carnica di consumo (CoopCa), restituiamo al territorio dati positivi con l’occupazione di oltre l’80 per cento di quei lavoratori». Davanti ai sindacalisti, ai rappresentanti delle associazioni di categoria e del Comune del capoluogo carnico, Panariti ha illustrato il bilancio esaltando il modello adottato: un modello che mette tutti i soggetti presenti sul territorio in condizione di collaborare, senza sovrapporsi.
Ora l’obiettivo è riuscire, attraverso lo scambio delle informazioni, a trovare un’occupazione anche ai 91 che continuano a presentare i curricula. Le aziende subentrate nella gestione dei negozi CoopCa hanno assorbito 270 dei 626 dipendenti rimasti senza lavoro dopo il crac. Altri 208 che a suo tempo lavoravano in tutta la regione, sono stati presi in carico dal Centro regionale per l’impiego, il quale ha garantito 508 azioni: l’aggiornamento dei curricula (96), informazioni su opportunità formative e di orientamento specialistico (91), colloqui (16) e laboratori (134).
Tutto questo ha portato all’assunzione di 117 lavoratori (56,3 per cento): 76 con contratti a tempo determinato, 29 a tempo indeterminato, uno identificato come lavoro domestico, mentre 11 hanno avviato un’attività autonoma. Il 60,7 per cento degli occupati sono alle dipendenze di aziende impegnate nel turismo, nell’edilizia e nel comparto dei trasporti. Il 39,3 per cento nei centri commerciali e nei supermercati della regione.
Si scostano di poco i risultati ottenuti attraverso le 350 azioni proposte a 166 lavoratori, compresi nel gruppo dei 208, ma che lavoravano esclusivamente nei negozi della Carnia, presi in carico dai Cpi dell’Hub medio e alto Friuli, nell’ambito del protocollo siglato con Umana. Di questi lavora il 57,2 per cento (95 persone), mentre 68 sono ancora alla ricerca di un’occupazione.
E se l’1,8 per cento non è più in carico ai Cpi, il 64,2 per cento (61 dei 95 lavoratori) ha un contratto a tempo determinato. Il 24,2 per cento lavora a tempo indeterminato, l’1,1 per cento in ambito domestico e il 10,5 per cento si è reinventato imprenditore. La distinzione tra i due gruppi è fondamentale perché il protocollo siglato dalla Regione e da Umana, riservato ai lavoratori della Carnia, ha fatto sì che questi ultimi potessero valutare tutte le possibilità offerte da aziende pubbliche e private. Nulla è stato lasciato al caso.
Il dirigente della Direzione lavoro, Nicola Manfren, non si è detto preoccupato neppure per l’elevato utilizzo dei contratti a tempo determinato. «È un dato largamente atteso» ha spiegato non senza aggiungere che «sotto certi profili colpisce la percentuale abbastanza alta dei contratti a tempo indeterminato. Molto spesso le aziende, soprattutto quelle più piccole, prima di confermare un dipendente, passano attraverso contratti a tempo determinato».
A più di un anno dal crac che ha colpito anche migliaia di soci, per lo più famiglie carniche che si fidavano della loro azienda, la situazione sembra aver preso la piega giusta nonostante restino 91 persone da sistemare. «Faremo di tutto per dare una risposta anche a queste persone», ha assicurato Panariti ricordando che alcuni hanno già lavorato per diversi mesi. «Va da sé – ha concluso – che per questi lavoratori vanno rafforzate le attività di collocamento».
E se la domanda è «la crisi CoopCa si può ritenere risolta?», la risposta di Manfren è stata chiarissima: «No, fino a quando non avremo sistemato i 91 il problema resta». Il direttore non ha esitato, infatti, a chiedere aiuto alle organizzazioni sindacali per convincere chi, tra quei 91, non ha creduto nel protocollo, ad avvicinarsi ai Centri per l’impiego. «Questi strumenti - ha ripetuto Manfren - producono risultati efficaci, i segnali ci sono».
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