Crac del Dream Village Patteggiano due soci

Cordenons, per altri tre indagati proseguiranno fino a luglio gli accertamenti documentali. Le curatele fallimentari si sono costituite parte civile. Il buco è milionario

CORDENONS. Hanno patteggiato gli imprenditori del mobile Pietro e Sergio Rigo, accusati di bancarotta – due pagine di capo di imputazione – per il fallimento delle società che gestivano le strutture del Dream Village di Cordenons fino al fallimento, dichiarato nel 2008; resta aperta la posizione di tre indagati. I due crac erano stati riuniti in un unico procedimento nella precedente udienza.

Davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pordenone Alberto Rossi, Pietro Rigo ha patteggiato due anni e mezzo di reclusione, con pene accessorie e l’interdizione dall’esercizio dell’impresa per dieci anni. L’imprenditore beneficia della sospensione condizionale della pena: fino a due anni, per tutti gli incensurati, è automatica, sopra i 70 scattano sei mesi in più.

E Pietro Rigo, al momento della contestazione dei fatti, una decina di giorni prima del crac, aveva compiuto il settantesimo anno di età. Il figlio, Sergio Rigo, amministratore per un periodo più limitato di tempo, ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena e stessa inderdizione decennale. Entrambi erano difesi dall’avvocato Elisa Palù.

Proseguirà il 18 luglio, invece, l’udienza preliminare per i soci iniziali del Dream Village, Vittorio e Lucio Fantin e Sante Scian, assistiti dall’avvocato Carlo Canal del foro di Padova. La loro difesa ha prodotto una perizia contabile volta a enucleare le condotte di Scian, che non dovrebbe rispondere di molti fatti a lui contestati poiché era uscito dal consiglio di amministrazione già nel 2004; i curatori, Amadio e Bianchet, rappresentati dall’avvocato Marco Zucchiatti, risponderanno ai rilievi entro il 10 luglio.

Il procedimento riguarda la bancarotta della Piesse, che gestiva le piscine termali e il ristorante e della Cds, che si occupava delle palestre con area fitness nel villaggio sportivo. Il passivo generato dai fallimenti era di svariati milioni di euro. Mentre la curatela della Cds si era già costituita, quella della Piesse si è costituita parte civile nel corso dell’udienza di ieri.

Il Dream Village fu un sogno da venti milioni di euro, una cittadella dello sport che non resse alle contenute dimensioni del bacino cui si rivolgeva, il Friuli occidentale.

Palestre e piscine, dopo molti ribassi d’asta, sono stati acquistati; le palestre sono state aggiudicate per 1,1 milioni di euro, le piscine termali esterne per 265 mila euro, un decimo del valore della perizia di stima. Non hanno trovato un acquirente, invece, le piscine interne, per le quali l’offerta di vendita è tuttora valida.

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