Crac della coop degli alberghi, una condanna

UDINE. Si è chiuso con un patteggiamento, una condanna e un’assoluzione il procedimento penale che aveva visto i soci fondatori della “Regina delle Alpi scarl” finire sotto inchiesta giudiziaria per una serie di ipotesi di bancarotta fraudolenta, a seguito della dichiarazione di fallimento della stessa, il 3 dicembre 2012, con sentenza del tribunale di Tolmezzo.
Roberto Antonio Gregoretti, 45 anni, di Gonars, che nella vicenda era stato chiamato in causa in qualità di co-amministratore e componente del Cda, ha optato per il patteggiamento, concordando con il procuratore aggiunto, Raffaele Tito, la pena di 1 anno e 8 mesi di reclusione, con concessione delle attenuanti generiche in regime di prevalenza e del benficio della sospensione condizionale.
«La nostra scelta non è stata ammissiva di una responsabilità – ha detto il suo difensore, avvocato Andrea Castiglione –, ma ha voluto invece evitare al mio assistito la sofferenza di un processo dibattimentale, considerate anche le condizioni di salute in cui si trova».
Esito diametralmente opposto, invece, per gli altri due imputati, che, rinunciando all’udienza preliminare, hanno affrontato il giudizio abbreviato. Sergio Raimondo, 51 anni, di San Giorgio della Richinvelda, e cioè l’altro co-amministratore e componente del Cda, è stato assolto «per non aver commesso il fatto» (lo difendevano gli avvocati Mauro Celot e Alessandro De Pauli, di Pordenone).
Sentenza di condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione, invece, per Michele De Filippo Roia, 46 anni, residente a Forni di Sopra e domiciliato a Tarvisio, presidente e legale rappresentante della società cooperativa (avvocato Francesco Vespasiano). I verdetti sono stati pronunciati ieri dal gup del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro.
Quello di sempre il meccanismo ipotizzato dagli investigatori. E cioè che, nonostante la società versasse in una situazione di grave crisi finanziaria già prima che ne fosse “certificato” il fallimento - da almeno due anni, secondo gli accertamenti condotti dalla Guardia di finanza -, i tre soci non avessero esitato a distrarne, occultarne e dissiparne i beni. A sparire, in particolare, era stato il denaro presente nelle casse degli alberghi nella loro disponibilità: l’“Hotel Città di Trieste” e l’“Hotel Friuli”, di Grado, e l’“Hotel Nevada”, di Tarvisio.
Il punto interrogativo più grande riguarda l’effettiva destinazione di 139.716 euro, pari a quanto indicato nella contabilità a conto cassa della società e quanto in effetti consegnato al curatore, e di ulteriori 85.932 euro, corrispondenti ai ripetuti prelievi in contanti effettuati da sei conti correnti aperti in altrettanti istituti di credito della regione.
Sotto la lente anche la vendita di una Hummer che era appartenuta alla “Regina delle Alpi”: il 28 novembre, cioè pochissimi giorni prima del fallimento, De Filippo Roia l’aveva ceduta alla “Prince Hotel sas”, ossia a se stesso visto che quella società era stata costituita a suo nome, peraltro soltanto due mesi prima, al prezzo stracciato di 17 mila euro (cifra risultata comunque mai versata).
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