Crac Vidoni, ultimo atto: la palla passa a due fondi

UDINE. La procedura avviata quattro anni fa con la dichiarazione di fallimento della “Vidoni spa” è culminata in una soluzione alternativa rispetto alla chiusura ordinaria. Definendosi, cioè, prima che a liquidare tutti i beni e ripartire il ricavato fosse la curatela. E questo perché nel frattempo, a puntare gli occhi sul fallimento della storica azienda di costruzioni di Tavagnacco e a scommettere, in particolare, sulle cospicue riserve (ossia i crediti) vantate nei confronti dell’Anas, a lungo sua principale committente, è stata la “Clifton 2 srl” di Milano, società specializzata proprio nel rilevare gli asset e le passività di imprese in difficoltà e sostenuta da due fondi, uno italiano e l’altro estero.
L’operazione è stata resa possibile dall’istituto del concordato fallimentare, che la Clifton 2 aveva presentato in qualità di «terzo assuntore» nell’ottobre del 2019, con l’impegno di farsi carico del pagamento integrale delle spese di procedura e delle somme dovute ai creditori, secondo percentuali successivamente approvate dal giudice delegato Gianmarco Calienno. Considerato anche il parere definitivo del comitato dei creditori depositato in giugno, il decreto di omologa è stato pronunciato dal tribunale fallimentare di Udine presieduto dal giudice Francesco Venier lo scorso 24 settembre.
Il piano così approvato prevede da un lato il soddisfacimento della platea dei creditori (privilegiati, ipotecari e chirografari), per un importo indicato complessivamente in oltre 20 milioni di euro, comprensivo della parte riservata ai creditori concorsuali, e, dall’altro, l’incasso del “tesoretto” che la Vidoni, travolta anche dall’inchiesta sulle presunte bustarelle alla “Dama nera”, non riuscì a ottenere dalle società appaltanti, finendo così per soccombere al proprio tracollo finanziario. Privata anche del salvagente del concordato preventivo cui, nel settembre 2016, aveva tentato di aggrapparsi, ma che la stessa Procura aveva poi bocciato, insistendo per il fallimento.
Delle azioni giudiziarie avviate per il recupero di corrispettivi extracontrattuali e contrattuali, oltre che dei danni conseguenti a due risoluzioni contrattuali, nove risultano pendenti nei confronti di Anas spa davanti al tribunale di Roma. Era stato il curatore Giovanni Turazza, incaricato un anno fa dal tribunale di fornire un parere sui presumibili risultati della liquidazione, a fornire tra l’altro il dettaglio dei giudizi in corso. Il contenzioso che ora Clifton eredita (e che potrebbe risolversi in via stragiudiziale) riguarda gli appalti “Cimpello” (importo chiesto di 18,8 milioni di euro), “Firmo Sibari” (35 milioni, più 48 milioni di euro di danni), “Dnc Nuorese” (3,8 milioni, più 1,8 di danni), “Passo della Morte” (7 milioni), “Chiusaforte” (4,4 milioni), “Socchieve” (5,3 milioni), “Sassari Olbia” (2,6 milioni), “Tors Impianti” (1,1 milioni), “Cimpello 2” (3,2 milioni). Le disponibilità liquide della procedura erano state indicate in un attivo pari a 5,4 milioni di euro.
L’obiettivo di Clifton 2 è insomma di incamerare i margini del guadagno che fu negato alla Vidoni. Una sorta di riscatto morale, che tuttavia non basterà a restituire al territorio la sua storica e a suo tempo gloriosa azienda.—
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