Crisi pure negli ipermercati, stop a turn over e raddoppi

Pordenone, vendite in calo nella grande distribuzione. Bloccate le assunzioni estive. Slitta la nuova galleria del Meduna. I sindacati: da settembre sarà peggio

PORDENONE. La crisi mette in affanno anche la grande distribuzione commerciale, fondata su “piattaforme” alimentari, fin qui uscita pressoché indenne dalla congiuntura. Al Centro Meduna, dove è apparso il primo spazio vuoto dopo la chiusura di un piccolo punto vendita, rimane nel limbo il progetto d’espansione della galleria commerciale (da 30 a 60 negozi) che non decollerà fino a quando non saranno raccolte sufficienti adesioni.

I segnali di mercato evidenziano fatturati in calo per i competitor, inclusi proprio i centri della provincia, ovvero Meduna ed Emisfero. Senza contare la crisi che sta investendo Ovvio che segue la chiusura di Semeraro, sempre nella stessa area commerciale di Roveredo, e lo stop a Trony in viale Venezia.

«E’ intuibile - considera Adriano Giacomazzi, segretario provinciale della Fisascat, il sindacato che rappresenta i lavoratori del commercio, turismo e servizi della Cisl - che l’andamento della grande distribuzione, e non solo, è legato in modo indissolubile al crollo degli acquisti da parte dei consumatori, che è conseguenza della crisi più generale che ha ridotto prima e in parte azzerato poi, tanti posti di lavoro anche in questa provincia».

Il caso Ovvio «è collegabile alla filiera dell’edilizia e dell’arredo, alla scarsa disponibilità di credito per acquistare la casa e, quindi, anche arredarla, che hanno messo in ginocchio diverse imprese del settore, oltre che molte fabbriche, di questo territorio - prosegue Giacomazzi -, ma anche nei restanti segmenti del mercato, alimentare compreso, la sofferenza è evidente».

Un indicatore? «In passato si discuteva di quante persone i centri commerciali e i relativi negozi assumevano nel periodo estivo per garantire le ferie. Oggi le ferie si fanno senza assunzioni, con il personale che c’è. Se non c’è necessità di sopperire al personale mancante, è intuibile quale possa essere l’andamento delle vendite».

Altri segnali di difficoltà sono rintracciabili, ad esempio, nella vicenda contrattuale delle Coop laddove è diventato necessario ridiscutere il contratto integrativo per contenere i costi e recuperare competitività. Ma almeno qui si è discusso. In altre grandi catene, il contratto di secondo livello è stato soppresso o ignorato e i tavoli di confronto sindacali non si sono ancora chiusi. E il futuro non sarà migliore: «Probabilmente sarà peggio - considera Giacomazzi - non è possibile pensare che l’eventuale chiusura dell’Ideal Standard, con le relative conseguenze sull’indotto, non possa non impattare negativamente sul commercio. Quella dell’Ideal Standard è poi una grave crisi, che si somma a quelle già viste e a quelle che verranno. Non ci attende un bel periodo, al ritorno dalle ferie».

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