Croce Verde colpita dalla crisi: due dipendenti senza stipendio

Gradisca: gli incarichi arrivano, ma a causa dei ritardi nei pagamenti la onlus non ha più liquidità Fra gli autisti soccorritori c’è chi ha anche dieci mensilità più le tredicesime arretrate
Di Luigi Murciano
Bumbaca Gorizia 01.02.2013 Suicidio via Roma - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 01.02.2013 Suicidio via Roma - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. Il lavoro non manca. A mancare è la liquidità. E, senza di essa, mancano gli stipendi per i dipendenti. La scure della crisi economica si abbatte anche sulle onlus, che non riescono più a pagare con regolarità il personale qualificato.

È il caso della Croce Verde Gradiscana, sodalizio molto radicato nella Fortezza, che da tempo non riesce a corrispondere le spettanze dovute ai propri lavoratori.

«Ma così non ce la facciamo più a tirare avanti» è la denuncia di Stanislao e Daniele. Ovvero gli ultimi due dipendenti rimasti sotto contratto nella onlus. Gli altri – erano una quindicina – o se ne sono andati, o sono dei volontari. Stanislao e Daniele, invece, sono inquadrati come autisti e soccorritori, 46 e 37 anni rispettivamente. Da due anni fanno i conti con ritardi nell’erogazione dei loro stipendi. Ricevono qualche acconto una tantum, ma di fatto hanno accumulato nel tempo l’uno dieci mensilità arretrate e l’altro quattro, più tredicesime e quattordicesime di anni precedenti.

«Non vogliamo accusare nessuno – dicono – ma cercare un dialogo con i responsabili di Croce Verde. L’ultimo confronto su questo problema risale a un anno fa e ora abbiamo bisogno di risposte concrete perché vivere così è molto difficile. Crediamo in questo progetto – spiegano Stanislao e Daniele – ma è da almeno due anni che lo vediamo vacillare sotto l’aspetto economico». La Croce Verde gradiscana eroga servizi quotidiani quali trasporti ospedalieri, assistenza a eventi sportivi o concertistici per oltre cento interventi assistenziali durante l’anno. La conclusione di qualche importante appalto, la crisi che impedisce agli utenti di pagare anche piccole fatture, le gare al ribasso che costringono le onlus a lavorare praticamente in perdita; le banche che non si sbilanciano; e, non da ultimo, il fatto che le onlus sono parificate a tutti gli effetti a delle aziende sia dal punto di vista fiscale che contributivo, col tempo sono diventati ostacoli che rendono difficile, difficilissimo stare a galla.

«Non pretendiamo di ricevere sei mensilità arretrate in un colpo solo, sappiamo che non è possibile – è il ragionamento dei due operatori –. Vorremmo però che vi fosse meno incertezza: meglio essere pagati poco ma regolarmente, perché così la situazione è la stessa di due anni fa, se non peggiorata». Va precisato che anche nei giorni scorsi i dipendenti di Croce verde hanno ricevuto un piccolo acconto, e che – sono loro stessi a volerlo precisare - il datore di lavoro in tutto questo tempo ha sempre pagato loro i contributi. «Chiediamo un passo nella nostra direzione – è l’appello –, un accordo concreto invece del “portate pazienza” o “tenete duro”: il debito nei nostri confronti può anche essere rivisto o congelato, ma da quel momento vorremmo essere pagati con regolarità e non andare più a fari spenti» . Vivere in queste condizioni è una sfida quotidiana. Flavijo Bello, fondatore e presidente della onlus, non si nasconde. «Siamo grati ai nostri dipendenti e ai volontari che si adoperano ogni giorno per i più svariati servizi. È vero, ci sono difficoltà a essere regolari nei pagamenti, ma ogni volta che incassiamo qualcosa loro sono il primo pensiero. Posso solo chiedere loro pazienza: tutti stiamo cercando di fare i salti mortali per garantirci entrate il più regolari possibile. La crisi è generalizzata, si fatica a riscuotere anche le fatture più basse, i costi manutentivi e l'ordinaria amministrazione sono sempre più onerosi. Il paradosso è che il lavoro non manca. Conto che fra qualche mese tutto possa tornare a una maggiore regolarità».

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