Crolla l’albero dei record: alto 21 metri era il più vecchio del Friuli Venezia Giulia

CIVIDALE. Si allunga e si aggrava la conta dei danni provocati dal temporale di domenica mattina, che ha compromesso seriamente anche alcune porzioni della copertura – appena rifatta – del monastero di Santa Maria in Valle. «La situazione è critica – sottolinea il sindaco Stefano Balloch – . L’importanza del complesso, patrimonio Unesco, impone un intervento di tutela immediato. Chiederemo un finanziamento straordinario direttamente al Ministero e ci attiveremo con la governatrice Serracchiani, confidando nell’attenzione della Regione». È stato anche necessario chiudere un tratto di via Monastero Maggiore per ragioni di sicurezza: «Erano pericolanti alcune vetrate del Museo archeologico nazionale – chiarisce il consigliere con delega alla protezione civile Davide Cantarutti – , che rischiavano di cadere, nell’eventuale crollo, fino sulla strada».
IL GIGANTE CADUTO
La perdita arborea più grave e triste, però, è quella dell’ultracentenario olmo campestre di Rubignacco, colosso verde che con i suoi 120 anni circa di vita era il più vecchio del Friuli Venezia Giulia: i 355 centimetri di circonferenza, i 21 metri d’altezza e i 26 di diametro della chioma avevano spianato la via all’ingresso del gigante nell’albo regionale delle piante monumentali.
Era un autentico monumento verde, un grande, venerando “vecchio” di cui il Cividalese andava orgoglioso. L’ultracentenario olmo campestre di Rubignacco, che svettava in via Casali Zamparutti, non esiste più: è crollato al suolo, precipitando sulla casa colonica che ombreggiava con la sua chioma di 26 metri di diametro, sotto la furia del fortunale che domenica mattina si è abbattuto sulla città ducale.
Lo sradicamento dell’imponente fusto, piantato all’incirca 120 anni fa, è una delle perdite più tristi provocate dalla furia del vento: l’olmo, eccezionale per longevità e dimensioni, era infatti il più antico del Friuli Venezia Giulia. Con i suoi 355 centimetri di circonferenza e i 21 metri d’altezza il colosso era entrato di diritto nell’albo regionale degli alberi monumentali. E proprio tale circostanza ne ha paradossalmente segnato, in un certo senso, la condanna.
«Metto in guardia – dice il proprietario, Franco Deganutti – chi pensa di avventurarsi in questa iniziativa che, per quanto bella, immette in una sorta di circolo vizioso. Le piante iscritte nel registro sono infatti sottoposte a rigida tutela: eventuali potature devono essere concordate e autorizzate, pena multe salatissime, e per quanto io ne avessi segnalato la necessità, a suo tempo, non ho avuto alcun riscontro. Non ho fatto nulla, di conseguenza, e il risultato è questo: l’albero è finito sulla casa, ostruendo completamente l’ingresso e rovinando il tetto». I danni sono in fase di quantificazione.
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