Crollo all’Aquila, pena definitiva 4 anni all’ex dirigente friulano

Confermata in Cassazione la condanna di Livio Bearzi per la morte di tre studenti. Solidarietà dei colleghi: responsabilità non sua, ma del proprietario del collegio

UDINE. Ci aveva sperato lui e avevano continuato a crederci anche molti dei suoi colleghi. E invece, dalla Cassazione è arrivato un verdetto che pone fine non soltanto alla vicenda giudiziaria, ma anche alla carriera professionale del dirigente scolastico Livio Bearzi, 58 anni, di Udine.

Gli “ermellini” hanno confermato la condanna a 4 anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, che gli era stata inflitta già in primo e poi anche in secondo grado, per l’omicidio colposo plurimo e le lesioni personali che gli erano state contestate in relazione alla morte di tre studenti e al ferimento di altri due nel crollo del Convitto nazionale “Domenico Cotugno” dell’Aquila, di cui era il preside, a seguito del terremoto del 6 aprile 2009. La sentenza aveva inoltre già stabilito il risarcimento delle cinque parti civili, con una provvisionale quantificata in 200 mila euro.

La sua colpa – secondo i giudici dell’Appello – era stata quella di «omettere di valutare l’enorme pericolo incombente sul vetusto palazzo e il solo fatto di avere consentito la prosecuzione dell’attività». Al preside friulano era stata attribuita una «totale inerzia, a fronte di una situazione di evidente rischio per le condizioni in cui versava la struttura, in presenza dello stillicidio di scosse». Decisive, ai fini della condanna, erano state le testimonianze dei ragazzi scampati alla tragedia e che avevano parlato di «infiltrazioni d’acqua, crepe sui muri e cadute di intonaco».

La notizia ha lasciato «sgomenta» l’Associazione scuole autonome del Friuli Venezia Giulia (Asa Fvg), che attraverso il presidente, Stefano Stefanel, non ha tardato a testimoniare al dirigente «solidarietà umana e professionale» e a sottolineare come «le responsabilità del dirigente scolastico, come datore di lavoro nell’ambito della normativa sulla sicurezza, non possano estendersi anche alla struttura degli edifici, di competenza del proprietario.

La condanna – aggiunge – oltre a rompere ingiustamente una carriera professionale (attualmente è direttore scolastico del terzo istituto comprensivo, ndr), getta un’ombra sul lavoro di tutti i dirigenti scolastici e mette le scuole di fronte a responsabilità che non sono ottemperabili con gli attuali strumenti normativi ed economici».

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