Cuoricini e poesie nell’albero di Ivan - FOTO
UDINE. Sono passati cinque mesi dalla sera di quel maledetto 30 ottobre. Ivan stava rincasando dopo il lavoro in pizzeria in sella al suo scooter. All’improvviso un furgone sbucò da una laterale, un attimo. Ivan tentò una manovra disperata per evitarlo, ma tutto fu inutile: la vita e i sogni di un giovane 19enne si infransero sull’asfalto di viale XXIII marzo.
Ed è proprio lì che oggi l’affetto di amici e parenti ha spontaneamente dato vita all’“albero di Ivan”, un luogo simbolo dove lasciare un pensiero, una poesia, un pupazzetto, un cuore, per ricordare quel ragazzone che sapeva regalare un sorriso a tutti. «Un angelo è volato in paradiso e ha lasciato un vuoto nel nostro cuore», si legge su uno degli ultimi cartelloni appesi sul grande platano del viale cittadino. Ai piedi dell’albero l’affetto di amici e parenti ha creato un tempietto in onore del giovane, un tempietto che ogni giorno che passa diventa sempre più grande e vistoso. Tutto intorno sassi grigio scuro e, all’interno qualche candela, ma soprattutto le passioni di Ivan.
La moto, prima di tutto. Un piccolo modellino bianco e blu, poi alcuni pupazzetti perché in fondo quel ragazzo che si divideva fra gli studi al Mattioni di Cividale il mattino e il lavoro in pizzeria la sera, era ancora giovanissimo. Un angioletto. Esattamente come quella statuina in ceramica che ha tracciata una “i” proprio sul petto. «Mi manchi angelo mio – scrive Sany –, proteggimi da lassù. Sei sempre nei miei pensieri». Accanto a quella fotografia scattata in un giorno di festa, quando Ivan per l’occasione indossò la cravatta e che, fatalmente, è diventata l’immagine del suo necrologio, sono moltissimi i cuori disegnati e appesi. Testimonianze di un passaggio troppo veloce, ma indelebile.
Così, durante ogni ricorrenza qualcuno si ricorda di portare un fiore o un pupazzetto al giovane Ivan. Un rituale che si ripeterà anche oggi. Lo testimoniano i Babbi Natale rimasti lì a vegliare sul piccolo mausoleo, e gli auguri di buon anno appuntati a penna sul margine di un cartellone. Ivan viveva a Udine da appena 5 anni. Nel 2007 insieme a mamma Dorina, papà Bozidar e al fratellino di 4 anni più giovane, si era trasferito dalla Serbia all’Italia. Chi l’ha conosciuto racconta di un ragazzo serio e bravo a scuola, che aveva saputo distinguersi all’Ipsia Mattioni di Cividale – dove studiava per diventare elettricista – anche in seno alle rappresentanze studentesche.
Sebbene fosse in Italia da poco aveva saputo farsi benvolere e si era creato un ricco entourage di amicizie, come continua a raccontare il suo affollato parterre di amici su Facebook, forte di quasi 1.400 contatti. Adesso quell’affetto si riversa attraverso messaggi discreti, ma sinceri, affidati a un grande albero, perché da lassù il primo a goderne sia proprio Ivan.
In città, oltre all’albero di Ivan, sono comparsi, soprattutto ultimamente, altri ricordi tangibili di incidenti stradali. Come i fiori in via Pozzuolo o quelli in viale Volontari, dove un uomo fu investito un mese fa.
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