«Cure inadeguate», sciopero della fame

PORDENONE. «Da questa sera non mangerò più, mi alimenterò solo con acqua e farmaci». Lorella Faltibà, 52 anni, infermiera, ha solo un filo di voce, quella che le ha lasciato l’ultimo degli attacchi della sua malattia, una patologia rara di nome Fahr, ma la determinazione di una donna che ha lottato per anni contro una malattia che prima non aveva nome, poi era stata diagnosticata in un modo e oggi in un altro. Una malattia che, Lorella sa già, non le lascerà scampo.
Ha scelto questa forma di protesta, lo sciopero della fame, come prima di lei «hanno già fatto i malati di Sla perchè - spiega - non può esistere che tu venga trattata come una pazza, quando invece basterebbe un pizzico di umanità da parte dei medici chiamati a somministrarti i farmaci che ti sono necessari».
Questo, secondo Lorella, invece non avviene. Nonostante lei abbia, al collo, una piastrina che la identifica come malata di Fahr, nonostante giri portando costantemente con sè una borsa contenente cartella clinica, esami diagnostici, e piano terapeutico del neurologo che la segue, un professionista di Treviso. Nel momento in cui Lorella sente l’approssimarsi di un attacco, assume da sè i medicinali che le occorrono, ma quando l’attacco la coglie di sorpresa, com’è accaduto giovedì scorso mentre si trovava negli ambulatori di cardiologia preventiva dell’ospedale di Pordenone, allora è necessario l’intervento del 118 e del pronto soccorso per somministrare i medicinali, alcuni dei quali pare non siano nelle disponibilità dello stesso ospedale.
Quando sta male, Lorella non vede, il suo corpo diventa rigido come la pietra e iniziano le convulsioni. L’attacco andrebbe contrastato attraverso la somministrazione di Valium in endovena e di Orfenadrina Cloridrato, e va monitorato il cuore.
A novembre dello scorso anno, Lorella era stata ricoverata in seconda medicina e qui era avvenuta l’Uvo, Unità di valutazione ospedaliera, con la partecipazione di medico di famiglia, medici ospedalieri, distretto, assistente sociale... Un tentativo di definire un trattamento adeguato e un’assistenza. «Siamo a marzo e nulla di tutto questo è avvenuto», prosegue. La settimana scorsa l’ultimo episodio aggravato dalla scortesia di un medico che l’ha apostrofata malamente.
Non bastasse, fatta eccezione per i medici della medina, non ci sarebbe disponibilità al confronto tra l’ospedale di Pordenone e il neurologo, primario a Treviso, che ha in cura Lorella, tanto che le avrebbero chiesto altra documentazione ad integrazione del fascicolo che porta con sè, invitandola a rivolgersi ai centri di riferimento per le patologie rare. Come quello di Milano o di Roma... «Ma davvero pensano che, quando vengo presa da uno di questi attacchi, io abbia il tempo per raggiungere Milano oppure Roma?».
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