Da 48 anni crea parrucche per chi vuole cambiare look: ecco Lina, l’ultima "artista" dei capelli del Fvg

Pordenone: ha cominciato a lavorare nel 1972 per Norina Specia, giunta da Milano. Dal 1999 il suo laboratorio assiste anche chi è in cura 

PORDENONE. Visto da fuori si presenta come un comune salone di parrucchiera. Le tendine sono volutamente abbassate, non c’è alcun prodotto in vetrina e la scritta è discreta, come deve essere “L’arte della lavorazione dei capelli”, nome che Lina Bagnariol, 62 anni, ha dato al suo laboratorio di Viale Trento a Fiume Veneto. Entri e Lina ti accoglie con il sorriso e ti osserva con delicatezza.

Vi trovi parrucche di varie forme e colori, ma anche variopinte bandana e uno specchio tipico di un salone da parrucchiera che rappresenta il luogo più intimo del negozio, dove sederti alla ricerca dell’immagine di te che più senti tua. Per esprimere te stesso; oppure per proteggerti dagli sguardi del mondo.



Tutto questo grazie ad un arte artigianale antica. Lina è l’ultima parruccaia del Friuli Venezia Giulia e una degli ultimi artigiani in Italia capaci con le proprie mani di trasformare ciocche di capelli naturali in capigliature per il vezzo degli artisti e delle persone che vogliono cambiare look, ma anche per quanti nella parrucca trovano un accessorio “terapeutico”.

Da 48 anni Lina crea parrucche, toupet per uomini e allungamenti per acconciature ed esegue riparazioni: quasi mezzo secolo in cui la moda e gli utilizzi di questo accessorio sono cambiati. Fino agli anni Ottanta le parrucche erano per lo più prodotte per lo spettacolo (che rimane un ambito in cui sono richieste) e la moda cittadina; oggi la maggiore richiesta arriva da persone con problemi di alopecia causata da cure chemioterapiche o cause naturali.

È un fenomeno in crescita soprattutto tra le donne. La stessa produzione artigianale si è ridotta. «Oramai realizzo solamente il 20% delle parrucche che vendo – dice Lina – il resto sono parrucche sintetiche, talmente ben fatte che sembrano naturali».

I clienti arrivano a Fiume Veneto anche da oltre regione o da città come Milano, «dove la parrucca per vezzo continua ad essere richiesta», dice l’artigiana. Far nascere una parrucca richiede tre settimane di lavoro, due delle quali trascorrono ad annodare capelli sulla retina che forma la calotta, otto ore al giorno, con tanta pazienza e precisione.

È un lavoro che non tutti al giorno d’oggi sono più disposti a fare. Lina, che è già in pensione e che sogna di poter passare il testimone ad una persona appassionata, ha cominciato a farlo a quindici anni, terminata la scuola.

«In paese era arrivata da Milano, dove aveva fatto esperienza alla famosa Cortinovi, la signora Norina Specia che cercava ragazze per il suo nuovo laboratorio nel quartiere Primo Maggio. Era il 1972 e da noi parlare di parrucche era cosa strana. Lavorai per lei fino al 1999, quando chiuse il negozio: l’anno successivo rilevai l’attività ed aprii il mio attuale laboratorio acquistando da lei il materiale che ancora, a distanza di anni, utilizzo».

In magazzino Lina ha ben 100 chilogrammi di capelli naturali, che custodisce in parte in un grande cassettone. Nel suo negozio-laboratorio leggerezza e sofferenza si incontrano.

«Ho fatto solamente la terza media e non ho mai studiato psicologia – racconta Lina – ma per esperienza so che dietro ad ogni parrucca c’è qualcosa di tanto personale e soggettivo che va rispettato.

Ho imparato ad ascoltare i clienti e ad assicurare loro discrezione, a non portami a casa il dolore altrui, anche se di fronte ad alcune storie è molto difficile; c’è chi si commuove e chi è più disinvolto, chi mi ama e chi mi odia per ciò che la parrucca per lui rappresenta.

La soddisfazione più grande per me è quando vedo illuminarsi gli occhi di un cliente quando indossa la parrucca giusta per se stesso: cerco di far sì che sia sempre la prima che prova. È fondamentale che ogni persona si senta a proprio agio con se stessa e rispettata nella propria dignità». —


 

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