Da cameriere a titolare “stellato”: dopo quarant'anni si ritira Zanini, l'oste della Taverna di Colloredo

Dopo la lunga chiusura forzata, lunedì la Taverna di Colloredo di Monte Albano riapre, ma per la prima volta in quarant’anni di attività lo farà senza Piero Zanini, fondatore e anima dello storico locale stellato. La svolta è di matrice anagrafica: Zanini ha scelto la fine del lockdown per andare in pensione e godersi il meritato riposo, anche se sarà facile per i tanti clienti affezionati ritrovarlo nei paraggi.
«Non è un addio – promette infatti –, resterò nelle retrovie, ma è giusto dare spazio al nuovo corso» mette in chiaro l’interessato. Nato 64 anni fa da una famiglia di contadini di Colloredo, Zanini spiega di aver imboccato la via della ristorazione “quasi per sbaglio”.
«In realtà, volevo iscrivermi all’istituto agrario, comprare trattori e rinnovare l’attività di famiglia – ricorda tra il serio e il faceto –, ma convincere mio padre non era tanto facile. Così, a 14 anni me ne andai a fare la stagione a Grado» ricorda. Furono i primi passi di una carriera che lo portò a formarsi alla scuola alberghiera, poi in giro per l’Europa, fino al 1976, quando l’eco dell’Orcolat lo richiamò in Friuli.
L’approdo fu prestigioso: per quasi tre anni lavorò al Boschetti di Tricesimo. Poi, siccome con i clienti ci sapeva fare, quando gli si prospettò l’opportunità di avviare un’attività nel suo paese d’origine, la colse al volo. Così, nelle vecchie serre del castello in cui visse Ippolito Nievo, già trasformate nella frasca “Le buse”, prese forma la Taverna, prima con una gestione in affitto, poi con l’acquisizione dell’immobile.

«Ci sono voluti quarant’anni per trasformarlo, ampliarlo, dotarlo di una terrazza e arrivare a 160 coperti, un’avventura che ho affrontato prima in società e poi da solo» racconta Zanini, sempre in sala con i clienti, mentre la moglie Matilde si occupava della parte amministrativa. E le soddisfazioni non hanno tardato ad arrivare: con l’ingresso del giovane cuoco Andrea Berton il locale si è aggiudicato la stella Michelin, un prestigioso riconoscimento che ha saputo mantenere nel tempo.
Apprezzato per le specialità culinarie – dalla sella di capriolo con bacche di ginepro al petto di quaglia con rosti di patate su un letto di sclopit –, ma soprattutto per l’atmosfera e la vista mozzafiato che la terrazza regala ai clienti, il ristorante ha acquisito una vasta clientela, locale e austriaca. Tre anni fa ad affiancare Zanini è arrivato Nicola Storti, un giovane appassionato di cucina che da domani proseguirà l’attività.
«Quello che per me è sempre stato fondamentale, oltre alla qualità dei vini e dei piatti, è che i clienti si sentissero a loro agio e che stessero bene nel mio locale» chiarisce Zanini, cui va il plauso del sindaco Luca Ovan «per il prestigio e il richiamo turistico che la sua attività ha dato alla comunità».
Sarà anche per questo che la ripartenza, pur con le incertezze della Fase 2 e l’avvicendamento, alla Taverna si annuncia con una pioggia di prenotazioni sin dalla prima settimana di riavvio.
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