Da ginecologo a lanciatore di coltelli, ma la moglie lo batte

TOLMEZZO. Fra loro volano asce e coltelli. Ma lo fanno solo per sport. I tolmezzini Gaetano D’Avenia e sua moglie Catherine Ciocca con le armi bianche ci sanno fare. Lui, ginecologo 65enne in pensione – con 40 anni di attività alle spalle spesi fra Verona e Tolmezzo –, fino a sette anni fa impugnava al massimo pinze e speculum. Lei, casalinga 63enne, i coltelli li usava per tritare le verdure. Fino al 2010. «A cominciare sono stato io – confessa D’Avenia – ed è successo quasi per caso. Così ho scoperto una disciplina che mi ha appassionato».
Nulla a che fare con le sagome umane degli spettacoli circensi. E nemmeno con gli eroi dei fumetti o dei film, come Zagor o Braveheart. Solo fette di tronchi di abete o pino, distanti 3, 5 o 7 metri, sui quali sono disegnati cerchi concentrici. Guardando quei cerchi Gaetano D’Avenia si è esercitato giorno dopo giorno, fino a specializzarsi in uno sport che in Italia non è ancora federato e conta poco più di un centinaio di adepti. Lo ha fatto sognano sfide con i campioni dei Paesi in cui il lancio del coltello è una disciplina con tanto di sponsor e campionati organizzati. Russia, Francia e Gran Bretagna, dove D’Avenia si è recato per specializzarsi.
Non servono coltelli affilati, perché il bersaglio va colpito di punta. Il segreto è nel polso. Allora l’arma rotea con morbidezza e decisione. Pian piano Gaetano ha scoperto quella disciplina; ha conquistato il podio con un terzo posto al campionato italiano e la sua passione ha preso il largo. Ma non aveva fatto i conti con la moglie Catherine, di origine svizzera, che un giorno decise di ingannare l’attesa durante una gara del consorte cimentandosi in prima persona. È nata così la campionessa mondiale di lancio dei coltelli e ascia con specialità a tre metri di distanza.

Inutile blandirla ed esaltarne il talento. Lei si schermisce e ridimensiona: «All’inizio i coltelli mi cadevano, non sapevo nemmeno cosa fare. Ci ho messo tempo e allenamento: poi ci sono arrivata a modo mio».
Perchè il lancio dei coltelli va di pari passo con l’istinto. «Meglio non fissarsi sulla necessità di fare centro – mette le mani avanti lei – meglio tirare in maniera naturale». Del resto, la corregge il marito «non serve nemmeno guardare il bersaglio, a guidarti è il tuo “terzo occhio” e quando il tiro è buono te ne accorgi prima ancora che colpisca il bersaglio».
Nell’abitazione dei coniugi D’Avenia, inutile dirlo, ci sono decine di coltelli. Ma c’è lama e lama. Ogni lanciatore se li coccola come cuccioli. Quelli di Catherine sono stati realizzati a Maniago dalla ditta Olivetto su un disegno personalizzato e misurano tutti più di 23 centimetri di lunghezza con punta acuminata. Un bel dissuasore per ladri o malintenzionati, anche se Catherine si affretta a dichiarare il suo pacifismo cosmico: niente caccia e niente violenza nel suo temperamento mite.
Ma dietro all’aspetto ludico e apparentemente bizzarro di una disciplina sportiva ancora misconosciuta nel Belpaese c’è un universo di flussi turistici, di eventi capaci di calamitare centinaia di presenze. Ne sa qualcosa Gaetano, fondatore e presidente dell’associazione tolmezzina “Il giusto verso Karnia Throwers”. L’anno scorso il campionato mondiale a Maniago ha segnato la vittoria di Chaterine, in settembre la coppia sarà impegnata nelle gare in Ungheria, ma gli appuntamenti sono tanti e gli allenamenti si infittiscono.
Così, mentre d’inverno la coppia si esercita negli spazi messi a disposizione dall’Hotel Carnia, con la bella stagione ci si sposta all’arco club di Tolmezzo, non distante dal cimitero. Fino all’1 e 2 luglio, quando a Ovaro i migliori tiratori italiani si riuniranno per il torneo open e poi la girandola di sfide internazionali e di comparsate nelle varie kermesse dove Gaetano e Catherine sono guest star.
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