Da giorni in attesa di un codice: tempi lunghi e troppi ostacoli per attivare l'app Immuni

UDINE. Ha un nome evocativo, “Immuni”, e finché non arriva la segnalazione del fatto che sul nostro cammino abbiamo intercettato una persona positiva a Sars-Cov-2, magari ci culliamo nel sogno di esserlo... immuni. In realtà, come abbiamo ormai ben appreso, non è così.
COSA C'E' DA SAPERE SULL'APP IMMUNI
- L’app non raccoglie dati che permettono di risalire all’identità dell’utente. Non chiede, né è in grado di ottenere, nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o e-mail
- Gli spostamenti non sono tracciati né tracciabili in alcun modo
- I codici casuali che gli smartphone si scambiano tramite Bluetooth non contengono né informazioni sul dispositivo, né tanto meno sull’utente
- Per maggior tutela della tua privacy questi codici casuali cambiano numerose volte ogni ora. I dati salvati sullo smartphone e le connessioni tra l’app e il server sono cifrati
- Tutti i dati salvati sul dispositivo o sul server saranno cancellati quando non più necessari e in ogni caso prima del 31 dicembre 2020
- I dati sono raccolti dal Ministero della Salute e verranno usati solo per contenere l’epidemia del Covid-19 o ai fini della ricerca scientifica
- I dati sono salvati su server in Italia e gestiti da soggetti pubblici
E la famosa App dovrebbe essere uno dei pilastri del tracciamento efficace dei contatti Covid, e quindi uno strumento fondamentale nel contenere l’epidemia. A patto che funzioni, e celermente. Ma non pare sia così. In redazione sono giunte alcune segnalazioni proprio sull’insufficiente efficienza della App.
Racconta Alberto – nome di fantasia –: «Lunedì sera ho avuto l’esito di un tampone molecolare in cui sono risultato positivo al Covid. Ho immediatamente contattato il medico di base e scritto all’apposito indirizzo regionale per la prevenzione Covid, segnalando la mia situazione alla AsuFc.
Lo stesso ha fatto il laboratorio che ha mi ha fatto la diagnosi. Nelle ore successive ho provveduto personalmente a contattare tutte le persone con cui avevo interagito nei giorni precedenti. Sono rimasto a casa in isolamento con tutto il nucleo familiare.
A oggi – scrive ancora Alberto – non sono ancora stato contattato da nessuno per ricevere istruzioni, né mi è stato possibile segnalare ufficialmente alcun contatto per il tracciamento. Vorrei segnalare la mia positività su Immuni, e sarebbe stato utile farlo subito, ma anche per questo devo aspettare che mi qualcuno mi chiami».ù
La domanda seguente è: «a cosa serve abilitare Immuni ora? Tra un po’ sarò guarito, a che serve il tracciamento? Sto anche tenendo i figli a casa da scuola, senza alcun provvedimento ufficiale, visto che il medico di base e il pediatra dicono che deve essere fatto dal presidio regionale».
Dall’esperienza personale Alberto trae la conclusione che «evidentemente siamo in una situazione a cui il servizio sanitario regionale non è in grado di far fronte».
Mario – altro nome di fantasia – vive una situazione simile: positivo a Covid-19 e vorrebbe segnalare questa sua condizione alla App Immuni «ma per poterlo fare devo inserire un codice che mi deve essere comunicato da un operatore sanitario», senza questo codice la procedura non può essere attivata».
«Ho chiesto a tutti gli operatori sanitari che chiamano ogni giorno per verificare le mie condizioni di salute in che modo potrei contattare l’operatore sanitario per l’App Immuni ma nessuno sa chi sia né come si fa, mi dicono anche che sono tante le persone che lo chiedono».
La velocità di risposta dell’Azienda sanitaria dipende, evidentemente, dal personale dei Dipartimenti di prevenzione che – come scriviamo nel pezzo della pagina accanto – sono in attesa di potenziamento. Il codice a cui si fa riferimento, rispetto all’App Immuni, arriva solo dopo che l’Azienda sanitaria ha ufficializzato la positività dell’utente.
La App, sfruttando la tecnologia Bluetooth, memorizza con dei codici identificativi ma anonimi, gli smartphone con i quali – nell’arco di 15 giorni – il nostro cellulare ha avuto un contatto ravvicinato (distanza di un metro). Nel caso in cui si venga sottoposti a test per il coronavirus e questo risulti positivo, ricevuto il codice, la App scarica su un server in cloud le stringhe alfanumeriche inviate dalla sua App agli altri smartphone.
Il server a sua volta invia a tutte le App in circolazione queste stringhe e sono i singoli smartphone a calcolare per ogni identificativo il rischio di esposizione all’infezione sulla base di parametri come la vicinanza fisica e il tempo, generando una lista degli utenti più a rischio ai quali è possibile inviare una notifica sullo smartphone. Il server, quindi, non conosce gli incontri intercorsi tra gli utenti.
Sempre la App propone anche una sorta di diario in cui registrare informazioni rilevanti sulle proprie condizioni di salute. —
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