Da operaio a ministro: i festeggiamenti per i 90 anni di Mario Toros

Veniva dal sindacato e restò in Parlamento per 7 legislature. «Democristiano per sempre, come i miei grandi maestri»

Tra i fondatori della Cisl dopo la scissione del 1948, parlamentare per 29 anni, sottosegretario col ministro Donat Cattin nell'autunno caldo (1968-1969) e poi egli stesso ministro del lavoro nel governo Moro al tempo del terremoto. Quindi per vent'anni (1982-2002) alla guida dei friulani nel mondo e oggi ancora riferimento della Prima Repubblica (e di quelle... successive) nella sua casa-museo di Feletto. Mario Toros, l'uomo venuto dal sindacato, democristiano da sempre («E lo sono ancora!»), certamente il più rappresentativo tra i superstiti della politica di casa nostra, compie oggi novant'anni. Si può dire che in questi decenni, dalla Resistenza a Tangentopoli, non c'è stato avvenimento di rilievo che non lo abbia visto tra i protagonisti.

«E' quel giovane aviere uscito dalle file partigiane dell'Osoppo – ha scritto Giannino Angeli nel libro-reportage ... Era il 1948, ragazzi...! - a sostenere in loco l'urto della scissione ai tempi dell'attentato a Togliatti». E nell'autunno 1969 Epoca gli dedicò un corsivo, appunto “a caldo”, definendolo, per il suo attivismo «come il sottosegretario che deve avere il dono dell'ubiquità».

Nella primavera del 1987 il direttore del Messaggero Veneto Vittorino Meloni rendeva omaggio a Toros «nel momento in cui lascia volontariamente (credeteci, perché lo sappiamo per certo) la candidatura al Senato» e ricorda che «era capace di parlare agli operai in modo tale che lo capissero e lo seguissero; cosa che altri, più raffinati, oratori non sapevano fare». Nel 2002 in un'intervista a Eugenio Segalla, che gli chiedeva «perché il Friuli oggi è sottorappresentato a Palazzo?», rispose «perché non c'è la classe politica di una volta (Piemonte, Cosattini, Fantoni, Gortani, Tessitori, Lorenzo Biasutti, Pellegrini, Pelizzo...), che sapeva farsi apprezzare anche a Roma».

Toros ricorda sempre i parlamentari dell'immediato dopoguerra, che sono stati i suoi maestri (cominciando, ancora prima, ai tempi delle riunioni clandestine della Resistenza, da Agostino Candolini, Barbina e Zanfagnini). Nato a Pagnacco (il padre Francesco era gastaldo dei conti del Torso), il 9 dicembre 1922, ma trasferitosi subito con la famiglia a Feletto, l'ex ministro difende le sue origini contadine e la sua formazione (scuole professionali, Azione cattolica, Acli, Sindacati liberi) sostanzialmente da autodidatta. Appena quattordicenne era operaio alle Officine Bertoli, dove è rimasto per alcuni anni. Primo impegno amministrativo nel dopoguerra: consigliere comunale all'opposizione a Tavagnacco e poi nella maggioranza a Manzano; primo impegno politico negli anni '50: consigliere e assessore nella “grande Provincia” (comprendeva ancora Pordenone) e nel '58 l'ingresso alla Camera, confermato nel '63 e nel '68. E poi il passaggio al Senato, dal '72 all'87 (in tutto sette legislature). Sottosegretario al lavoro con i presidenti Rumor, Colombo e Andreotti e infine ministro: delle Regioni con Rumor e del lavoro con Moro.

«La sera del terremoto, 6 maggio 1976, a mezzanotte - racconta - mi telefonò Cossiga (ministro dell'Interno), convocandomi per la mattina dopo a Palazzo Chigi, assieme al presidente Comelli (che era già in viaggio). Posso dire che già in quella storica riunione nacque il modello Friuli, ancora oggi giustamente esaltato. “Facciamo un decreto per ricostruzione e sviluppo”, propose Moro. E nacque l'idea del commissario straordinario e della valorizzazione dell'autonomia locale con un rapporto diretto tra Regione e Comuni, eliminando la burocrazia. E tutti i nostri rappresentanti hanno lavorato bene».

Anche l'università, nata nel 1978, ha richiesto l'impegno unitario dei parlamentari friulani. Con Toros in prima fila, fin dalla costituzione della commissione dei 30, 15 deputati e 15 senatori, chiamata a dare un parere per il concreto avvio dell'ateneo. Prima ancora di lasciare il Parlamento, l'ex ministro ha allargato l'impegno nel mondo. Anzi in “Friuli nel mondo”, assumendo per oltre vent'anni, dal 1982 al 2003, la presidenza dell'ente degli emigranti, nato nel 1951. Ma si può dire che Toros ne abbia seguito la storia fin dall'istituzione, avendo fatto parte anche dei precedenti direttivi presieduti da Tessitori e da Ottavio Valerio. Durante il suo ventennio di presidenza l'emigrazione è cambiata. «Quella storica, cosiddetta delle valigie di cartone, è finita. Oggi ingegneri, architetti, professori universitari – ricorda l'esponente politico friulano - vanno a lavorare all'estero per libera scelta, non più per necessità».

A cavallo tra gli anni '60 e '70 Toros fu chiamato a presiedere alla Fao, nel palazzo dell'Onu, per conto del governo italiano, la prima Conferenza mondiale degli italiani nel mondo. Parlando dell'Italia gli uscì una battuta piuttosto personale, che gli è rimasta cara e che cita spesso: «Amate questa Italia - disse ai compatrioti sparsi nel mondo - credete in questa giovane democrazia dove è possibile che un operaio diventi ministro del lavoro!». Oggi l'ex parlamentare è presidente emerito di Friuli nel mondo e onorario dell'Unaie, l'Unione delle associazioni di immigranti ed emigranti, che esiste da cinquant'anni e della quale è stato fondatore e primo presidente.

Toros è stato bravo a conciliare le due componenti più importanti della sua vita, la politica e la famiglia. Grazie a una compagna ideale, la moglie Alice, «figlia di un socialista, bella e di grande personalità», come ha scritto l'amico giornalista Giancarlo Graziosi, aggiungendo «che Mario deve anche a lei il fatto di riuscire a far politica». Mancata purtroppo otto anni fa, Alice gli ha dato due figlie, Carla e Franca, dalle quali ha avuto cinque nipoti. Uno di questi ultimi, Francesco Toso, e sua moglie Rossella, hanno avuto da poco due gemelli, Andrea e Alessandro, con l'immaginabile gioia del neo bisnonno Mario.

Abbiamo citato Graziosi, indimenticabile collega mancato nel 1980, ma Toros ha avuto rapporti con tutta la stampa più rappresentativa degli ultimi 60-70 anni... Da Chino Ermacora e Leone Comini del Gazzettino a Giorgio Provini e Arturo Manzano del Messaggero Veneto, a Isi Benini che egli stesso indirizzò alla Rai, dopo l'uscita dal nostro giornale, istituendo nel 1968 la redazione di Udine della quale Isi fu il primo capo. Una speciale amicizia ebbe con Alvise De Jeso, capocronista del Messaggero e poi direttore di Friuli Sera («Ricordo le belle serate di Capodanno che trascorrevamo, con le famiglie, nella sua casa di Rizzolo...»). E' storica, inoltre, la fotografia, scattata da Tino negli anni '50 al Friuli di Balbusso, che ritrae, attorno al fogolàr, politici, sindacalisti e giornalisti.

In buone condizioni di salute, memoria ferrea, Mario Toros è ancora oggi un riferimento. Nella zona intorno a piazza San Giacomo, dove c'era il famoso “triangolo” di osterie care allo scudocrociato, ci sono i ritrovi di oggi. Qui l'ex ministro si incontra con gli amici vecchi, come l'ex collega Bressani e Tonutti, e nuovi.

Ma segue un po' tutto, storia e cronaca. Qualche mese fa Napolitano, che stava preparando la visita in Friuli, gli ha telefonato per parlare della commemorazione di Porzùs. «Non è stato possibile - ricorda - raggiungere le malghe. Il presidente ha accettato di tenere la cerimonia, come sempre, a Faedis, dove hanno parlato solo lui e il presidente della Osoppo, Cesare Marzona. Sono andato io stesso a riceverlo all'aeroporto di Rivolto».

Oggi il novantesimo compleanno Toros lo festeggerà in famiglia, nella sua bella casa di via dei Martiri a Feletto, dove dominano i ricordi di una lunga vita politica (una decina di volumi con ritagli di giornali e alle pareti la fotocronaca di incontri con quasi tutti i presidenti della Repubblica, i Papi e altri grandi della terra...) ma non solo. C'é anche una vita d'artista. Da giovane Toros si dilettava di pittura: fiori, paesaggi, Feletto sotto la neve... A far compagnia alle sue opere ci sono quelle dei “colleghi” affermati: Fred Pittino, De Cillia, Anzil, Bront, Coceani. Una bella galleria.

Novant'anni, dunque. Nei giorni scorsi tanti amici e anche il Comune s'erano fatti avanti per proporgli festeggiamenti pubblici o quasi. Ma lui non vuole uscire dallo stretto ambito familiare (da Varese verrà anche un nipote sacerdote).

Il suo compleanno avrà comunque un'eco a Roma. L'associazione ex parlamentari, tramite il suo presidente Gerardo Bianco, lo ha invitato mercoledì nella capitale dove, nella sala delle Colonne di palazzo Marini, saranno consegnati riconoscimenti a una ventina di ex senatori ed ex deputati che compiono, come lui, novant'anni. E lui, ha assicurato, non mancherà.

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